Traffico di rifiuti e corruzione: in 22 a rischio processo. Nel mirino la discarica ascolana gestita dalla Geta

Traffico di rifiuti e corruzione: in 22 a rischio processo. Nel mirino la discarica ascolana gestita dalla Geta
Traffico di rifiuti e corruzione: in 22 a rischio processo. Nel mirino la discarica ascolana gestita dalla Geta
di Lorenzo Sconocchini
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Venerdì 19 Aprile 2024, 01:40 - Ultimo aggiornamento: 20 Aprile, 09:54

ANCONA A distanza di oltre due anni dalla notifica degli avvisi di chiusura indagini, 22 tra imprenditori, politici, portaborse e anche appartenenti alle forze dell'ordine - e con loro due ditte coinvolte come persone giuridiche - ancora rischiano un processo per un traffico illecito di rifiuti, che secondo la Procura distrettuale di Ancona in sette anni avrebbe generato profitti per 4 milioni e 350mila euro, in danno dell’ambiente intorno alla discarica di Alto Bretta, nel comune di Ascoli Piceno.

Ieri era prevista l'udienza preliminare davanti al gup dorico Francesca De Palma, chiamata a decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Paolo Gubinelli dopo una serie di passaggi - tra stralci e perizie - che non hanno modificato il quadro dei personaggi coinvolti.

A causa di un paio di notifiche non andate a buon fine, però, l'udienza è slittata al 23 settembre. C'è stato appena il tempo per la difesa di uno degli imputati (coinvolto come impiegato tecnico di un'azienda) di preannunciare la richiesta di abbreviato.


La ricostruzione

Secondo la Procura distrettuale (competente a indagare in tutto il distretto marchigiano su reati relativi a traffici illeciti di rifiuti) intorno alla discarica ascolana gestita dalla Geta Srl dell’imprenditore ascolano Ivan Brandimarte, sede ad Ancarano, provincia di Teramo, vigeva al tempo un sistema di controlli allentati quando arrivavano i camion a scaricare rifiuti speciali, anche pericolosi. Questo - secondo accuse tutte da dimostrare in sede giudiziaria - grazie a un sistema di favori e passaggi di denaro (non ingenti, a volte semplici sponsorizzazioni sportive) che Brandimarte avrebbe elargito a politici e controllori, compresi alcuni membri delle forze dell'ordine. In questo passaggio collaterale del procedimento, che non riguarda il traffico organizzato illecito di rifiuti contestato invece agli imprenditori delle società Geta Srl di Ancarano e R.G.L di Langhirano (Parma), sono coinvolti i politici.

Come la consigliera regionale dem Anna Casini, ex vicegovernatore nella giunta Ceriscioli, accusata di corruzione. Stando alle accuse - da lei respinte senza se e senza ma - avrebbe ottenuto l’assunzione di un suo collaboratore politico, messo a libro paga con un contratto a termine tra il 2016 e il 2019 dalla “Prestige Auto”, società ritenuta satellite del Gruppo Brandimarte, aggirando così l’impossibilità di ingaggiare un collaboratore come portaborse, visto che era gravato da precedenti penali.

Pietro Celani, democristiano passato a Forza Italia, ex sindaco di Ascoli, ex presidente della Provincia e dal 2015 vicepresidente del consiglio regionale, avrebbe ottenuto mille euro in contanti e beneficiato di un’attività di dossieraggio nella primavera 2019, quando, da candidato di liste civiche, tentò una nuova scalata a Palazzo dell’Arengo, sconfitto al ballottaggio dall’attuale sindaco Marco Fioravanti. 

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