Il nuovo Ligabue si prende Ancona
Braccia alzate e gole in fiamme

Ligabue sul palco del PalaPrometeo di Ancona
Ligabue sul palco del PalaPrometeo di Ancona
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Lunedì 16 Ottobre 2017, 21:55 - Ultimo aggiornamento: 22:12

ANCONA - Un sogno di rock’n’roll a braccia alzate e gole in fiamme. Il Liga espugna il PalaPrometeo per la prima delle due tappe marchigiane del “Made in Italy tour 2017”. Sold out. E domani si va all’Adriatic Arena di Pesaro. Le aspettative sono alte, dopo quello che abbiamo visto ieri ad Ancona. Perchè lo show si conferma di forte impatto. Pochi effetti scenici, fatta eccezione per il massiccio gioco di luci. Una scenografia minimale ha lasciato ampio spazio alla musica.

 

 


In formissima, poche storie. La voce non ha risentito del problema alle corde vocali che a primavera lo ha costretto ad uno stop forzato di circa sei mesi. Tornato nel suo habitat naturale, il palco, Luciano ha capito che avrebbe dovuto darsi ai suoi fan. Quindi ha deciso di cambiare un po’ la scaletta dei live per dare ampio margine ai classici della sua carriera. Mossa azzeccata. L’ultimo album ha avuto la sua dimensione di rappresentanza: “Mi chiamano tutti Riko”, “Made in Italy” e una manciata di altri brani tratti dal concept che a gennaio sarà anche un film. Alle spalle un enorme maxischermo ha fatto scorrere in anteprima alcune immagini di quella che sarà la terza pellicola del regista Ligabue. Poi via libera alla macchina del tempo. Trent’anni di carriera in due ore di concerto.

Non si è di certo risparmiato il rocker di Correggio. E insieme a lui anche la band. Granitici nella sezione ritmica che ha scandito il tempo di ogni traccia. Dinamici i solisti nel volare sulle note disegnando saette e docili planate. Dalle sbandate rock alle rassicuranti ballads, il concerto ha rappresentato al meglio il lungo percorso artistico del Luciano nazionale. Medaglia al valore per Fede Poggipollini, da sempre chitarra solista di Ligabue. I suoi assoli cadono al posto giusto, nel momento giusto. In equilibrio tra gusto e virtuosismo, non eccedono mai in qualcosa di stucchevole. Sono il tocco di classe, il marchio di fabbrica, il segno di riconoscimento di canzoni entrate nella storia del rock italiano degli ultimi trent’anni.

“Balliamo sul mondo”, “Tra palco e realtà”, “Urlando contro il cielo”. Classici senza tempo. Impossibile non farli, soprattutto per questa tranche di tour che rappresenta la rentrèe di Ligabue al live. Eseguiti con trasporto e particolare intensità, forse proprio per il significato che ha assunto per lui questo ritorno sul palco. Fatto sta che il pubblico ha recepito il messaggio. E i cinquemila del PalaPrometeo, arrivati da tutto il centro Italia, hanno cantato fino a perdere la voce. Un coro che si è levato in aria fin dai primi accordi. Non c’è stata canzone che non sia stata cantata insieme all’intero palasport. Braccia al cielo, e ugole incendiate. Ligabue è apparso come un cerimoniere rock che ha distribuito energia a profusione ai suoi discepoli. Un rituale che si ripete, molto simile, in ogni tappa. Ad ogni concerto. Ma le emozioni, quelle sì, sono uniche e diverse. Sempre. Affascina toccare con mano quanto i suoi fedelissimi siano così attaccati alla star. Un popolo dietro al suo messia. E il Liga ha condotto il gioco con grande esperienza e naturalezza. Un amore reciproco tra artista e pubblico. 

Lo spettacolo è stato un crescendo di suoni ed emozioni.
Ben bilanciato tra accelerate rock e rallentamenti pop. E’ l’equilibrio tra queste due sponde che ha sempre permesso a Ligabue di realizzare una carriera trasversale, che possa mettere d’accordo tutti. E la riuscita di questo tour ne è l’ennesima prova. Il gran finale con “Certe notti”, immancabile. E l’arrivederci, con il pubblico marchigiano, a domani sera. L’astronave pesarese è pronta a decollare. Sarà un altro viaggio nel tempo, sicuramente diverso. Ma il comune denominatore rimarrà immutato: basta chiudere gli occhi, e il sogno di rock’n’roll è di nuovo lì. Buon proseguimento Liga.

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