Carrara, il marmo e Michelangelo:
alla scoperta del genio del Rinascimento

Carrara, il marmo e Michelangelo: alla scoperta del genio del Rinascimento
di Maria Cristina Benedetti
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Mercoledì 23 Maggio 2018, 13:02
Michelangelo, Carrara e il marmo. Un legame indissolubile, tant’è che il 2 giugno verrà inaugurato il Carmi - Museo Carrara e Michelangelo a Villa Fabbricotti, bell’edificio ottocentesco nel Parco della Padula, dedicato all’icona indiscussa dell’arte del Rinascimento. Articolato su tre livelli, il polo culturale ospita al piano nobile la mostra permanente incentrata sulla figura del genio del Giudizio Universale. È la prima volta che una sede espositiva racconta del rapporto dell’artista con il territorio.



La pietra splendente
Un luogo fatto della stessa pasta della sua pietra splendente. Sin dall’epoca romana nominare Carrara significa evocare il marmo e le cave, quell’oro bianco così noto da richiamare artisti d’ogni epoca e luogo. Anche lo stemma e perfino il nome del comune erano legati al marmo: il simbolo della città rappresenta infatti la ruota, e lo stesso sembra fare il toponimo, che alcuni fanno derivare da Cararia, “luogo dei carri”, quei carri su cui venivano trasportati i blocchi di marmo. La ruota dello stemma - citata esplicitamente anche nel bel rosone del Duomo - è sempre associata al motto: Fortitudo mea in rota.



Il primo viaggio
E se Carrara è il suo marmo, il Buonarroti, con il ritmo del suo scalpello, incide per sempre un legame indissolubile tra la città e la materia che la forgia. Sono loro i tre protagonisti che costituiscono il filo conduttore delle sei sale tematiche al piano nobile di Villa Fabbricotti in un percorso che - attraverso riproduzioni quali il Mosè in scala uno a uno, ologrammi come quello del David che prende vita in una stanza, video, fotografie, stampe, fac-simili e documenti storici - evidenzia quella catena esistenziale. Un legame che, nato con il suo primo viaggio a Carrara compiuto ventiduenne nell’autunno del 1497, verrà interrotto bruscamente solo nel marzo 1518, con il trasferimento forzato a Seravezza imposto da papa Leone X per dare avvio alle nuove cave dell’Opera di Santa Maria del Fiore nel Capitanato di Pietrasanta, meno gradite a Michelangelo, che per circa due anni avrebbe impegnato le proprie energie cercando di «domesticare i monti e ammaestrare gli uomini». Queste fondamentali implicazioni biografiche e professionali, testimoniate anche dalla carta geografica di grande interesse che dà conto dei diversi viaggi di Michelangelo alle cave carraresi, vengono declinate nelle sale secondo le discipline del celebre “paragone delle arti”: pittura, scultura e architettura.



I video sulle Pietà
Ma tra tutte, la scultura rimane la tecnica creativa prediletta e il percorso espositivo s’innerva sulla figura di un Michelangelo scultore-architetto che, pur padroneggiando in modo eccelso la pittura, ne contempla comunque lo strettissimo legame d’influenza e derivazione dall’arte scultorea. A testimonianza di ciò, i video proiettati sulle Pietà e i celebri contributi di Giacomo Manzù, Carlo Ludovico Ragghianti, Luigi Moretti e Michelangelo Antonioni, che sottolineano ancora una volta la portata dell’eredità artistica e culturale del Buonarroti, quasi una vera e propria venerazione da parte degli artisti del XX secolo, insieme alla profonda attenzione che la critica d’arte più raffinata e innovativa ha riservato all’artista.

L’eredità del Buonarroti
E Carrara, che ieri come oggi accoglie artisti da ogni parte del mondo, non poteva non volgere il proprio sguardo anche agli intrecci fra Michelangelo e la contemporaneità, cercando di illuminare e annodare fili sottili, e talvolta trascurati, fra il portato dell’eredità del Buonarroti e i multiformi esiti dell’arte del XXI secolo. Con facsimili sono presenti nel museo artisti come Rothko, Le Corbusier, Arata Isozaki e Robert Venturi con il suo vassoio originale ispirato alla romana Piazza del Campidoglio (1983-85). Ma già prima, le due gigantografie della Pietà Vaticana e della Pietà di Jean Fabre (2011) accolgono il visitatore nel pianerottolo intermedio, ai lati dello scalone. Sempre a ricordare che quello tra Michelangelo e il marmo è un rapporto viscerale, intimamente posto alla base dei più celebri capolavori del maestro del Rinascimento.
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