Cresce l’esportazione di dispositivi medici (+3,5%) e aumenta la domanda pubblica di tecnologie mediche (+6,7%) a testimonianza di una maggiore richiesta di salute da parte di una delle popolazioni più longeve del mondo. Ma gli effetti del payback si fanno sentire: calano gli investimenti in ricerca e sviluppo del 30,1%, sebbene siano presenti sul territorio 4.641 aziende e 117.607 dipendenti, oltre a una lunga filiera della salute fatta di eccellenze sia in termini di strutture sanitarie che di professionisti altamente qualificati. Una situazione paradossale che rischia di impoverire il territorio, abbassando il livello di assistenza per i pazienti e portando all’estero molte imprese (nel 2028, 7 aziende su 10 prevedono di rivolgersi a mercati esteri). Sono questi i temi messi al centro dell’assemblea pubblica “Insieme per la sanità del futuro", organizzata da Confindustria Dispositivi Medici che, sotto la nuova presidenza di Nicola Barni, ha chiamato a raccolta oggi a Roma istituzioni, aziende, professionisti sanitari e pazienti.
«Siamo convinti che solo insieme a tutti gli attori del mondo della salute – ha dichiarato il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Nicola Barni - sia possibile ridisegnare la sanità del futuro, partendo proprio dalle esperienze di valore che abbiamo oggi in Italia, dove sono presenti realtà imprenditoriali, sanitarie, di ricerca e innovazione di alto livello.
«In questo quadro – ha aggiunto Barni - il superamento del payback è una priorità assoluta per scongiurare un grave impatto sul settore e sul sistema salute. Ciò è ancora più urgente alla luce del Decreto ministeriale che impone il pagamento dello 0,75% sul fatturato. Siamo favorevoli al fatto che vengano sostenute l’innovazione e l’HTA, ma la misura – e le richieste di contributo da parte delle imprese - devono essere inserite in una cornice che contempli una visione organica, quindi una governance strutturata dei dispositivi medici. Occorre, dunque, ricomprendere il superamento del payback, il prelievo dello 0,75% e in generale le politiche industriali in un unico grande disegno strategico che bilanci la sostenibilità economica con lo sviluppo delle imprese nel Paese. Tutto ciò può essere affrontato solo insieme agli attori della salute perché solo unendo le forze possiamo aspirare a un futuro per i pazienti e per l’economica italiana».
Secondo Confindustria Dispositivi Medici serve un cambio della programmazione sanitaria non più incentrata sulle singole prestazioni ma per patologia; una riconsiderazione dei tetti di spesa sulla base dei fabbisogni di salute e delle spinte tecnologiche. Infine, è essenziale che il metodo di valutazione delle nuove tecnologie sanitarie, noto come HTA (Health Technology Assesment), assicuri un accesso rapido a tutte quelle innovazioni che abbiano ricevuto parere positivo, in modo che possano migliorare da subito la cura per i pazienti che ne avessero bisogno. Sono questi i tre punti cardine su cui si basa la proposta di governance dei dispositivi medici presentata da Barni.