PESARO Inchiesta su latte e formaggi adulterati, si scopre ora che le indagini partono da lontano: i primi illeciti risalgono a 5 anni fa, mentre è dell’ottobre scorso il primo ritrovamento di cagliato non ben conservato. Un’indagine che parte da alcuni dipendenti “ribelli” che non avrebbero accettato alcune prassi di lavoro. Nei giorni scorsi i Nas hanno sequestrato circa 90 tonnellate di latte e 110 tonnellate di prodotti lattiero caseari, oltre che circa 2,5 tonnellate di sostanze sofisticanti (soda caustica), per un valore complessivo pari a poco meno di 800mila euro.
Il deposito
I controlli hanno riguardato lo stabilimento di Fattorie Marchigiane (controllata dal gruppo Cooperlat) a Colli al Metauro, un deposito di prodotti caseari nel trevigiano e un’azienda agricola nella Valmarecchia.
Le accuse
I reati contestati a vario titolo sono il 515, 516, 440 e 444 del codice penale ovvero frode in commercio, vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, adulterazione e contraffazione di sostanze alimentari, commercio di sostanze alimentari nocive. Agli indagati sono stati sequestrati pc, cellulari, agende e tutti i documenti relativi alla produzione e ai controlli. A ottobre i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro avevano raccolto alcune testimonianze dei dipendenti che lamentavano di essere stati lasciati a zero ore (cosa prevista dal contratto per l’agricoltura ndr) per essersi “ribellati” a certe prassi, fino ad aprire una causa di lavoro.
La collaborazione
In autunno ci fu un primo accesso in stretta collaborazione con i Nas e alla stazione dei militari nello stabilimento Fattorie Marchigiane di Colli al Metauro. In quel caso nello stabilimento pesarese i Nas si erano insospettiti perchè nelle celle frigorifere avevano trovato circa 2mila chili di cagliato andato a male. E alcuni prodotti non erano tracciati. Da quel controllo è scattata la denuncia di Frediano Luconi, coordinatore dei siti di produzione, oggi nella lista degli indagati. Gli avevano contestato il reato contravvenzionale previsto per chi vende, detiene o distribuisce sostanze alimentari in cattivo stato di conservazione. Ora si attendono i risultati delle analisi batteriologiche su quanto recuperato.
Cooperlat Tre Valli ha fatto sapere che «i controlli dei prodotti immessi sul mercato non hanno evidenziato alcuna anomalia». E che gli ispettori «hanno potuto constatare il perfetto stato degli ambienti sotto il profilo igienico-sanitario e l’altrettanta perfetta conservazione ed integrità dei prodotti ivi rinvenuti». L’inchiesta continuerà anche per ricostruire la filiera dei controlli e capire chi ha permesso che quei prodotti venissero destinati al commercio.