«Pesaro città dell’arte grazie a Vangi». Sgarbi: «Lui non muore, la sua opera rimane». Il commosso ricordo di tutta la città per il funerale del maestro

«Pesaro città dell’arte grazie a Vangi. Lui non muore, la sua opera rimane». Il commosso ricordo di tutta la città
«Pesaro città dell’arte grazie a Vangi. Lui non muore, la sua opera rimane». Il commosso ricordo di tutta la città
di Elisabetta Marsigli
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Venerdì 29 Marzo 2024, 01:50 - Ultimo aggiornamento: 12:12

PESARO Commosso e toccante l’ultimo saluto a Giuliano Vangi in Duomo: la moglie Graziella, i figli Marco e Dario, sono stati circondati dall’immenso affetto di amici, istituzioni, artisti e tante persone che hanno gremito la chiesa.

I presenti

Tra loro il gallerista Nicola Loi, Vittorio Livi, la famiglia Sguanci, Augusto Baldini, collaboratore di Vangi a Pietrasanta e molte autorità cittadine e regionali. Come Giovedì Santo, non è stato possibile celebrare la messa, ma la cerimonia funebre è stata semplice, delicata e profonda, proprio come il maestro. In 30 sono giunti da Barberino del Mugello, la sua città, con a capo l’ex sindaco, oggi presidente della Fondazione a Vangi dedicata. Nell’omelia, don Stefano Brizi ha ricordato le opere che il maestro aveva realizzato per il Vaticano, citando anche le parole di ringraziamento che gli aveva rivolto Giovanni Paolo II. La prefetta Emanuela Saveria Greco ha portato i sentiti saluti del Governo, ricordando «la sua mano ferma e gentile, la dolcezza del suo animo di cui sono impregnante tutte le sue opere», seguiti da quelli dei rappresentanti della Fondazione Vangi e l’attuale sindaco che hanno sottolineato come «semplicità e pacatezza abitano soltanto nell’animo delle persone grandi».

Il ricordo di Seri

Nonostante vivesse ormai da 50 anni a Pesaro, Vangi aveva sempre e comunque Barberino nel cuore, ove si fermava spesso nel suo tragitto verso il suo laboratorio a Pietrasanta, luogo in cui ha realizzato diverse mostre e a cui ha donato diverse sue opere.

Anche il sindaco di Fano Massimo Seri ha voluto salutare Vangi, ricordando le opere presenti nella sua città: «un uomo che ha fatto dell’arte una finestra sul mondo, un grande scenario illuminato che ha segnato il nostro tempo, un segno indelebile e profondo di spiritualità».

Il rammarico poi, di non essere riuscito a terminare il grande progetto dedicato all’uomo vitruviano. «Credo che ognuno di noi pensando a Giuliano, al suo sguardo, fosse intimamente convinto che non ci avrebbe lasciato mai», ha commentato il vice sindaco Daniele Vimini. «Fisicamente lo ha fatto, ma non lo farà nella memoria, nella grandezza della storia, nella sua capacità di dare forma allo spirito».

Sgarbi: «L'artista non muore»

Un concetto che ha ripreso anche Vittorio Sgarbi: «L’artista non muore, la sua opera rimane sulla terra. Non è una giornata di dolore, non deve esserlo. Vangi ha dialogato con i grandi, Giotto e Michelangelo, toscani come lui, quindi è in una storia senza tempo. Pesaro è città della cultura, Vangi ha fatto di Pesaro una città dell’arte. Penso alle sue mani, che hanno creato anima, essenza e bellezza. È stato l’artista più vicino all’uomo del secondo Novecento. L’uomo che ha vissuto due guerre e che ha di fronte ancora situazioni violente, che Vangi ha denunciato con tutta la sua potenza. Onore a Vangi, onore all’arte viva, all’arte che non muore».

Pesaro non dimenticherà e continuerà a far vivere l’arte, come conferma Anna Maria Mattioli, presidente commissione cultura: «Ancor più oggi mi preme portare a termine l’istituzionalizzazione del "Parco Urbano di Scultura Pesaro". Un capitale scultoreo che ricomprende ben 22 opere di artisti che hanno voluto omaggiare Pesaro con la loro impronta artistica. E al fianco dei grandi Pomodoro, Sguanci, Colla, Mattiacci e Gentiletti, una presenza importante è data sicuramente dal Maestro Giuliano Vangi con “La scultura della Memoria” o “I Gabbiani”. Nel prossimo consiglio comunale andrà al voto la mia mozione che impegnerà il Comune di Pesaro e tutti noi pesaresi, a tutelare le sculture che gli artisti del calibro di Vangi ci hanno lasciato con così grande generosità e maestria unica».

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