Pesaro, il "pugile" del treno è libero
chiede scusa e stringe le mani

Il giovane congolese con l'avvocato Bartolini
Il giovane congolese con l'avvocato Bartolini
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Domenica 21 Ottobre 2018, 06:05
PESARO La stretta di mano con uno degli agenti che aveva aggredito il giorno prima è l’epilogo di una vicenda con sfumature quasi surreali. Venerdì aveva aggredito una bigliettaia sul treno e tre agenti, li ha presi a pugni, ha costretto un treno a fermarsi e fatto scendere decine e decine di passeggeri. Un’ora di follia. Ieri la convalida dell’arresto, il patteggiamento a 1 anno e 4 mesi con pena sospesa. Era assistito dall’avvocato Luca Bartolini. E ora è libero.

Una storia personale che si mescola ad altri processi e al racconto di subire discriminazioni razziali, la miccia che avrebbe acceso la sua rabbia. Il caso è quello di Mondele Mambulu Matuka, detto Dalì, un 30enne congolese con cittadinanza italiana, arrestato per lesioni e minacce a pubblico ufficiale. Venerdì era sul treno che da Senigallia avrebbe dovuto riportarlo a casa a Cesenatico. La bigliettaia ha chiesto di poter vedere il titolo di viaggio, e lui, pur avendo il regolare biglietto obliterato non l’ha mostrato. Ha iniziato ad aggredire prima verbalmente la donna, poi fisicamente. Così sono intervenuti tre agenti pendolari in borghese. Un carabiniere forestale e due poliziotti.
Dalì si è spogliato a torso nudo dicendo di essere un pugile. E lo ha anche dimostrato assestando dei pugni agli agenti. E’ infatti nella categoria under 69 kg. Dice di essere il nipote di Zulù, noto boxer pesarese. E ha persino detto di essere nipote dell’ex ministro Kyenge. All’uscita dall’udienza Dalì, così chiamato forse per assonanza col pugile Mohammed Alì, ha salutato gli agenti e ha ammesso: «E’ da ieri che chiedo scusa, non ricordo nulla di quanto successo, mi si è annebbiato il cervello. È stato come entrare in una stanza buia». Il congolese martedì è stato prosciolto dall’accusa di lesioni, ma ha ancora in piedi una causa ad Ancona che lo vede accusato, da parte di una donna più grande, di violenza sessuale.
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