Fossombrone, il cognato killer di Marina resta in carcere in compagnia dei suoi deliri

Fossombrone, il cognato killer di Marina resta in carcere in compagnia dei suoi deliri
di Simonetta Marfoglia
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Sabato 29 Luglio 2023, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 07:53

FOSSOMBRONE  - Andrea Marchionni, il 47enne reo confesso del delitto della 39enne cognata Marina Luzi, ha varcato la soglia del tribunale di Urbino ieri mattina poco prima delle 9.30. Sbarbato, il capello corto, indossava jeans, polo e scarpe sportive. Proveniva dal carcere di Villa Fastiggi dove è poi rientrato intorno all’ora di pranzo al termine dell’interrogatorio davanti al gip che ha convalidato l’arresto per omicidio volontario. Scortato dagli agenti della polizia penitenziaria è entrato nel palazzo di giustizia a mani giunte, raccolte, come se fosse un gesto di preghiera o supplica. E ieri in udienza davanti ai magistrati e insieme al suo avvocato, la legale Donatella Del Castro, dopo i giorni del mutismo ha parlato.


Infranto il silenzio 


Ha infranto il muro del silenzio per raccontare la sua versione e le sue motivazioni.

Gli inquirenti sono alla ricerca di un movente che possa spiegare perchè la mattina del 25 luglio alle 11.30 è sceso armato di pistola dall’appartamento della villetta bifamiliare che divide con il fratello Enrico e sull’uscio ha centrato con un colpo a bruciapelo alla fronte la cognata mamma di una bimba di poco più di due anni. E le modalità – non al petto o al cuore o in qualunque altro punto vitale del corpo - sono quelle di un’esecuzione, un giustiziere che abbia eseguito una sentenza di morte e senza appello, tanto che Marina Luzi non ha avuto nemmeno la possibilità di reagire e di cercare una via di fuga.

Poi l’uomo è andato a costituirsi alla stazione dei carabinieri di Fossombrone consegnando la Beretta regolarmente detenuta per attività sportive e limitandosi laconicamente a rivelare di avere ucciso una donna. Sui contenuti della deposizione dell’interrogatorio, proseguito per oltre un’ora prima della camera di consiglio, riserbo stretto, ma è trapelato un racconto frammentato di delirio di una persona immersa in un suo mondo, in una realtà deformata e decostentualizzata fatta di ossessioni, paure e complotti. A tratti nemmeno consapevole della portata di quanto commesso, della gravità di una morte violenta per sua mano, quasi si parlasse a qualcuno che ha lo stupore e il comportamento di un ragazzino non certo di un adulto. 


Rientro a Villa Fastiggi


Intorno alle 13 Marchionni ha di nuovo varcato al contrario l’ingresso del tribunale, questa volta per uscire e tornare in carcere a Pesaro. Niente più mani giunte ma una bottiglietta d’acqua stretta e serrata al petto a dita incrociate, quasi fosse una forma di difesa, uno scudo, tra lui e la vita. Il 47enne che prima di martedì per la giustizia era un perfetto sconosciuto è sempre stato un tipo solitario. Non un lavoro stabile, nemmeno relazioni durature o amicizie salde. Aveva velleità artistiche imitando i capolavori di grandi pittori e la madre lo aveva incoraggiato aiutandolo a organizzare una mostra nel dicembre del 2019. Poi il Covid aveva ancora maggiormente rimarcato la frattura tra lui e il fuori.

 

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