Oseghale, c'è alta tensione Verni: «Messi fuori gioco»

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Mercoledì 24 Ottobre 2018, 05:04
LA POLEMICA
MACERATA «Non mi spaventano i pochi giorni per studiare, ma il fatto che non avremo tempo per svolgere eventuali indagini difensive». Dopo l'intervento su Radio24, ieri mattina l'avvocato Marco Valerio Verni ha voluto condividere le stesse preoccupazioni e le stesse perplessità anche su Facebook. Lo zio di Pamela Mastropietro ha scritto sul proprio profilo un lungo e accorato post in cui ha concentrato i propri pensieri dopo aver ricevuto la notifica della fissazione dell'udienza preliminare a carico di Innocent Oseghale, unico indagato per l'omicidio della nipote diciottenne del legale.
Lo sfogo social
«Poco fa ha scritto ieri sono intervenuto a Radio24, alla trasmissione Uno, nessuno, 100Milan, condotto da Alessandro Milan, per parlare (anche) di Pamela. Udienza preliminare fissata al 26 novembre prossimo ed avviso notificato ieri: non mi spaventano i pochi giorni per studiare, con i miei consulenti, l'enorme mole di documentazione (immagino) di cui sarà costituito il fascicolo processuale, ma il fatto che non avremo tempo (o non quello che avremmo voluto e, forse, meritato), ove necessario, per svolgere eventuali indagini difensive finalmente mirate. La difesa di Oseghale ha avuto questa stessa documentazione (giustamente) dall'inizio e poi via via. Io ha poi aggiunto l'avvocato Verni l'avevo chiesta già diverse volte, ricevendo un diniego. Non fa nulla. Andiamo avanti. Non si indietreggia di un passo. Non si molla di un centimetro. Vi stiamo addosso».
La fissazione dell'udienza
Lunedì scorso, infatti, il Tribunale ha notificato a entrambe le parti, difesa e persone offese, il decreto di fissazione con giorno, ora e luogo dell'udienza insieme alla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla procura. Il processo, che si celebrerà in camera di consiglio e quindi a porte chiuse, si aprirà il prossimo 26 novembre davanti al gup Claudio Bonifazi. Il nigeriano trentenne deve rispondere di omicidio volontario, violenza sessuale, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere. Questi infatti sono i reati contestati dal procuratore Giovanni Giorgio e dal sostituto Stefania Ciccioli. Quasi sicuramente in quell'occasione Oseghale, tramite gli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, chiederà di essere giudicato con rito abbreviato che gli consentirà di usufruire dello sconto di un terzo di pena.
La scelta dell'abbreviato
È probabile che la scelta dei legali sia quella di un abbreviato condizionato all'audizione del loro consulente di parte, il medico legale Claudio Cacaci. La battaglia tra accusa e difesa infatti si disputerà tutta sulla definizione della causa della morte di Pamela. Lo stato in cui è stata ritrovata la diciottenne, tagliata a pezzi, dissanguata e lavata con la candeggina, ha reso difficile il lavoro degli inquirenti. In un primo momento infatti non era stato possibile stabilire se Pamela fosse morta per overdose da eroina o a causa delle coltellate inferte all'altezza del fegato. Solo successivamente l'equipe medicolegale nominata dalla procura e guidata dal medico Mariano Cingolani aveva accertato che le due coltellate inferte all'altezza del fegato avevano svolto un ruolo nel determinismo morte e la lesione era stata prodotta quando la giovane era ancora a cuore battente. Sempre secondo i consulenti della procura altre lesioni sarebbero state inferte post mortem, si tratterebbe di piccoli tagli non legati all'azione di depezzamento. In merito all'assunzione di eroina, invece, il tossicologo Rino Froldi aveva escluso l'eventualità di un'overdose perché alcuni dati ottenuti sarebbero risultati essere inferiori ai quantitativi medi propri dei casi di overdose.
Il consulente della difesa
Di parere diverso, invece, è il consulente della difesa. Secondo il medico legale Cacaci, infatti, le due ferite all'altezza del fegato non sarebbero state così profonde da poter generare il decesso della ragazza romana, mentre per quanto riguarda l'overdose da eroina, sarebbero diversi gli elementi da valutare: ovvero il fatto che la diciottenne era in via di disintossicazione e che anche per questo motivo l'effetto della droga sul suo corpo minuto e non più abituato a tali assunzioni sarebbe stato diverso. È possibile a questo punto che il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Macerata possa decidere di disporre una terza perizia.
Benedetta Lombo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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