IL RACCONTO
ANCONA «Adesso svuotano mezza città per dieci ore, ai

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Venerdì 18 Gennaio 2019, 05:05
IL RACCONTO
ANCONA «Adesso svuotano mezza città per dieci ore, ai miei tempi bastavano una chiave inglese e un quarto d'ora di tempo e il costo dell'operazione equivaleva al mio premio, 2.140 lire dell'epoca». I tempi del cavalier Renzo Di Bert, militare in pensione, erano quelli tra il 69 e il 75, quando disinnescava bombe d'aereo come capo della squadra artificieri e del deposito materiali artiglieria di Ancona. Dall'archivio storico del Corriere Adriatico spunta una sua foto mentre mostra al commissario Nicola Casazza, allora capo della Squadra Mobile dorica, due spolette appena sfilate da una bomba d'aereo inglese riemersa il 18 maggio del 71 dagli scavi di una cisterna per il nuovo distributore Api alla Palombella, a 50 metri dalla stazione.
Fermi treni e navi
Pesava 125 libbre, quell'ordigno inesploso, più o meno la metà del residuato bellico che domenica prossima sarà bonificato dagli artificieri del Genio ferrovieri dell'Esercito nella zona degli Archi, con un'operazione che dalle 5 del mattino farà scattare la più grande evacuazione della storia di Ancona, con quasi 12mila residenti sfollati in un raggio di 800 metri dal luogo di ritrovamento. Saranno bloccati i treni sulla linea Adriatica, in porto non attraccheranno navi mercantili e traghetti, nessuno potrà entrare in zona rossa fino al cessato allarme, previsto per le 19 con la segreta speranza di chiudere la partita prima del tramonto. Allora, 48 anni fa, tutto si era risolto in un quarto d'ora e durante «la delicata operazione di disinnesco - per ricordare le nostre cronache dell'epoca - il traffico sulla statale è stato interrotto».
Ripescata dai fondali
«Non è solo questione di dimensioni della bomba, una volta ne disinnescai una da mille libbre in porto, senza dover neanche fermare la draga che l'aveva ripescata dai fondali, anche allora ci misi non più di 10 minuti», ricorda ora Di Bert, 79 anni compiuti l'altro ieri, mentre nel suo appartamento di via Scosciacavalli, sotto il Duomo, sfoglia l'album delle foto in bianco e nero che lo ritraggono in mimetica a maneggiare bombe di tutti i tipi. «Ho continuato l'opera del celebre maresciallo Papa, che nel dopoguerra bonificò l'area tra il porto, i cantieri e gli Archi da tantissime bombe inesplose. Durante i miei anni di servizio come capo artificiere, insieme a tre artificieri civili e due autisti, ne avrò disinnescate sicuramente più di 200, tra le province di Ancona, Pesaro e parte della Romagna, che era il territorio di nostra competenza - racconta l'artificiere in congedo -. Ho ancora qui l'attestato del ministero della Difesa che certifica le mie 445 giornate di lavoro rischioso e tengo da parte le spolette. Alcune le ho tolte da ordigni-trappola con spolette antirimozione, le più pericolose».
Sonde, droni e spycam
Domenica gli artificieri del Genio eseguiranno la spolettatura a distanza, con sonde, droni e telecamere. L'artificiere Di Bert si metteva al massimo un paio di guanti. «E per rompere le scatole il meno possibile andavo togliere spolette di notte, mentre adesso sfollano interi quartieri e tagliano l'Italia dei trasporti in due», svela i retroscena di un modo di agire d'altri tempi che sembra lontano qualche era geologica rispetto alla maxi operazione di bonifica che scatterà domenica, coinvolgendo oltre agli artificieri quasi mille persone tra forze dell'ordine, municipale e vigili del fuoco, volontari della Protezione civile, autisti di Conerobus e dipendenti del Comune e di altri enti coinvolti nell'organizzazione dell'esodo, coordinato dalla Prefettura.
Tempo massimo, 10 ore
«Non so dire se adesso sia esagerato prevedere dieci ore, anche se come tempo massimo, per un intervento del genere - prova a calarsi nelle divise dei suoi colleghi di oggi -. Da quello che ho letto l'ordigno non ha spolette antirimozione, essendo dotato di un doppio innesco, quindi si tratta di un intervento di bonifica che non dovrebbe presentare particolari problemi, specie per artificieri altamente specializzati come quelli che opereranno ad Ancona. Certo ai miei tempi non c'era la cultura della prevenzione di oggi, non c'era neanche la Protezione civile e per organizzare un'evacuazione di massa non avremmo neanche saputo a che santo votarci. E le operazioni di disinnesco erano gestite in modo più snello dalle Direzioni artiglieria, mentre da almeno vent'anni a questa parte la competenza è delle Prefetture».
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