Terremoto, il dossier choc: crescono
la mortalità e l'uso di psicofarmaci

Terremoto, il dossier choc: crescono la mortalità e l'uso di psicofarmaci
di Monia Orazi
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Sabato 28 Luglio 2018, 11:44
L’onda lunga del terremoto sociale, fatto dello sgretolamento di legami affettivi e sociali continua a farsi sentire a quasi due anni dalle prime scosse, come testimoniano i dati dell’aumento della mortalità nelle zone dove si trovano gli sfollati, che in un anno tra il gennaio del 2017 ed il gennaio del 2016, ha avuto un aumento del 53%. Nell’entroterra di Camerino il consumo di benzodiazepine è salito del 73%, questo psicofarmaco serve per placare ansia ed insonnia. I dati sono stati resi noti ieri nel corso dell’incontro “Le persone fragili e il sisma” tenutosi all’aperto, nella zona commerciale di Visso, organizzato dall’associazione Alzheimer Uniti Italia, ambiti territoriali sociali e comune di Visso.  
«Si tratta di dati ufficiosi, resi disponibili dall’Asur – specifica il dottor Valerio Valeriani coordinatore degli ambiti territoriali sociali di Camerino, San Ginesio e San Severino – chiediamo alle istituzioni, alla Regione, all’Asur di utilizzare l’università per effettuare uno studio complessivo e fornire dati ufficiali, perchè abbiamo necessità di conoscere la verità. C’è ancora la percezione attualmente di un avvenuto aumento della mortalità, continua ad essere altissimo il consumo di psicofarmaci, come ci testimoniano gli operatori, entrambi i dati continuano ad essere elevati». Le vittime silenziose del sisma sono in gran parte gli anziani, specialmente quelli più fragili e che già presentano patologie pregresse. Lo sradicamento dai luoghi di vita che sono stati il loro orizzonte quotidiano per decenni, il trasferimento forzato al mare o in altri luoghi, provocano disorientamento nel migliore dei casi, a seguire perdita di autosufficienza, aggravamento di episodi depressivi, ansia, peggioramento del quadro di salute generale in coloro che soffrono di demenza.
 
Il muro da superare per il terremoto sociale, che forse è sottovalutato dal mondo politico, è secondo Valeriani l’assenza di speranza: «Il problema non è tanto l’intensità della patologia, il livello di ansia o depressione raggiunto, ma il disagio psicologico si misura dal fatto che il tempo si è fermato, c’è un blocco evolutivo nella vita delle persone. Qui non è partito quello scatto verso una dimensione nuova, che vada verso il futuro, questo mi pare l’aspetto più importante». La mancanza di una prospettiva esistenziale è il killer da combattere per evitare le morti silenziose. «Dobbiamo dirci la verità – incalza Valeriani – si oscilla tra la posizione utopistica del ‘ricostruiremo tutto com’era’ alla posizione pessimistica del ‘la montagna è finita, andiamo via, non c’è più nulla’. Qui abbiamo bisogno di costruire un futuro sostenibile e reale, che passa attraverso scelte concrete».
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