FANO Dura da poco meno di dieci anni la lunga gestazione del nuovo monastero per i frati trappisti, previsto sulla pregiata zona collinare a Monte Giove di Fano. Ora che però i tempi della variante urbanistica cominciano a stringere, il tema è diventato tra i più divisivi in città.
Disallineati il mondo ambientalista e alcuni settori della maggioranza locale rispetto all’accelerazione impressa dalla giunta di centrosinistra. E il consiglio comunale, secondo Tommaso Mazzanti dei 5 Stelle, appare nel suo complesso «piuttosto scettico» riguardo al progetto in questione.
L’impasse
Come si dice in questi casi: se ne sentirà parlare ancora.
Il restyling
Il progetto prevede di trasformare un casolare già esistente in una foresteria. Tra le altre finalità: la coltivazione agricola e produzione della tipica birra artigianale. In più un convento su due piani, con cortile, chiesa e campanile. Tutto sembrava essersi fermato, ma in tempi recenti il percorso si è rimesso in moto e sulla giunta fanese sono fioccate critiche, anche fuoco amico. Le ulteriori spallate sono proprio di questi ultimi giorni: l’associazione ambientalista Lupus in Fabula ha infatti rinnovato ieri l’appello alle civiche assise, che sono invitate a bocciare la variante urbanistica attesa in una delle prossime sedute: «Si eviti un pericoloso precedente».
Un pressing cui contribuisce l’ironia dell’ex assessore comunale Dino Zacchilli su Facebook e rivolto ai consiglieri comunali: «L’avete ordinata una buona birra trappista da meditazione? Di meditare, qui, ce n’è davvero bisogno. Non credete?». La giunta ha approvato all’unanimità la variante urbanistica, ma Lupus in Fabula punta sul clima di perplessità percepibile nella maggioranza e nelle opposizioni, richiamando l’enciclica di Papa Francesco che «denuncia il consumo del suolo».
L’affondo
«Non si capisce, allora, l’assurda cementificazione», prosegue l’associazione ambientalista. Si preferirebbe che, invece di costruire un nuovo monastero, si ricorresse agli spazi disponibili in tre conventi in zona. Zacchilli si concentra invece sulla casa colonica-foresteria, «di fatto una piccola struttura ricettiva autonoma». L’autorizzazione dell’intervento appare dunque «un po’ forzata, prematura» e l’interpretazione della norma «elastica».