MACERATA - È cresciuto tra i fornelli della struttura che i genitori gestivano a Frontignano di Ussita fino a prima del sisma. Poi ha provato a volare in alto e c’è riuscito. Mattia Dichiara, 22 anni, in testa il cappello da chef e in tasca il diploma all’Alberghiero di Cingoli, con una master all’Accademia Etoile a Tuscania, è volato a Montreal, in Canada, dove da un anno lavora per la prima catena alberghiera della storia: il Ritz Carlton Hotel.
Non è solo voglia di crescere professionalmente quella del giovane chef, ma anche una condizione lavorativa che - a suo dire - all’estero è purtroppo ben diversa dall’Italia.
È così che sono iniziate le prime esperienze all’estero: «Ho lavorato al Plage Casadelmar di Porto Vecchio, un hotel a 5 stelle in Corsica, Poi, finita la stagione, l’opportunità al Ritz Carlton in Canada». Quella di Mattia è solo una delle tante storie che vedono giovani professionisti preparati lavorare all’estero: «Io amo l’Italia, ma in questo settore, come in molti altri, il rapporto tra il lavoro e la remunerazione non sono paragonabili a quelli stranieri. Anche molti colleghi della mia età hanno lavorato in ristoranti di livello ma con orari impossibili e stipendi molto più bassi rispetto a quelli che si trovano all’estero. Io a Montreal posso non solo crescere professionalmente, ma ho anche ottenuto una indipendenza che in Italia non avrei avuto se avessi dovuto lavorare in una metropoli e pagare anche l’affitto».
Così la sfida accettata lontano da casa gli ha dato ragione: «Sono ripartito da zero. Quando ho fatto il visto non sapevo cosa mi sarebbe aspettato. Ma ora sono felice di aver fatto questa scelta. La famiglia Toriani, proprietaria del Ritz Carlton, non mi ha dato solo un impiego, ma la grande opportunità di lavorare con l’executive chef Romain Valicon, un grande professionista di fama mondiale. Possibilità che in Italia vengono meno. Credo che ci sia poca fiducia nei giovani e nella loro crescita professionale».