MACERATA - I costi di gestione delle case di riposo continuano a pesare sempre di più sulle casse comunali. Amministrazioni equilibriste sono quindi costrette a far quadrare i conti tra una compartecipazione regionale che continua a essere bassa rispetto alle cifre del resto d’Italia, le rette a carico delle famiglie che, seppur ritoccate, non riescono comunque a coprire tutte le spese, e i bilanci che contano disavanzi di centinaia di migliaia di euro. Torna quindi a farsi sentire la posizione dei primi cittadini - al di là del colore politico - che da tempo chiedono un intervento della Regione.
La posizione
In testa c’è il sindaco di Treia, Franco Capponi, che parte dal problema più annoso: «Da oltre 15 anni la quota regionale non è mai stata adeguata, nonostante il forte aumento dei costi di gestione della struttura, specialmente negli ultimi anni a causa della pandemia che ha anche ridotto notevolmente il numero di ospiti a causa delle misure di sicurezza e prevenzione.
I costi
E intanto i costi si fanno sempre più insostenibili, tanto che pure Treia ha ritoccato la retta: «Questa spesa in un bilancio come il nostro incide in maniera ormai non più sostenibile. Le Marche a oggi sono all’ultimo posto in Italia per partecipazione alla quota sanitaria delle residenze protette che nelle altre regioni è di 55 euro al giorno per ospite». Nelle Marche, invece, come ricorda il sindaco di Montecassiano, Leonardo Catena: «La quota che era di 33 euro ha ottenuto solo l’adeguamento Istat che l’ha portata a 37 euro per ospite. Il fatto che il problema esista da anni non esenta chi governa ora a prendere delle misure per risolverlo. L'adeguamento fatto è talmente irrisorio che non cambia la situazione». Allora continuano i ritocchi alle rette da parte dei Comuni, ma «non possono mai raggiungere le cifre che servirebbero per un pareggio di bilancio. Il deficit è insostenibile». A risentirne sono quindi le strutture: «Se ogni anno siamo sotto di 150mila euro è impossibile occuparsi della manutenzione ordinaria e dell’ampliamento delle strutture». Catena sintetizza quindi i punti su cui bisogna intervenire: «Maggiori risorse per la componente sanitaria: il contributo regionale deve arrivare almeno a 50 euro per avvicinarci alla media delle altre regioni. Il convenzionamento regionale venga portato al 100% dei posti delle strutture e non solo all’80% come è oggi solo nella nostra provincia». Questo significa che su 100 posti letto oggi solo 80 godono della compartecipazione alle spese da parte della Regione e 20 sono interamente a carico del Comune. Ad aumentare le rette per due anni consecutivi anche Corridonia. «Nel 2022 abbiamo registrato un disavanzo di 283.990 euro. Nel pre-rendiconto non definitivo del 2023 è previsto un disavanzo di 218.087 euro. Ora le rette sono arrivate a 1.400 euro per gli ospiti non autosufficienti e 1.250 per gli autosufficienti. Siamo sulla media locale, anche più bassa, ma il deficit è grande. Dalla Regione abbiamo ottenuto solo 4,80 euro in più e non bastano perché le spese di gestione sono triplicate. Parliamo di un servizio storico che vogliamo continuare a dare, ma così la situazione è insostenibile. Tra la compartecipazione regionale e le rette riusciamo a coprire il 69% dei costi. Il resto deve metterlo il Comune».