Fermo, l'inferno in casa: violenze
e minacce dal marito e dal suocero

Fermo, l'inferno in casa: violenze e minacce dal marito e dal suocero
di Irene Natali
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Venerdì 21 Settembre 2018, 11:30
FERMO - Minacce, aggressioni fisiche e violenza sessuale: è quanto denunciato da una donna, residente a Montegranaro ma da mesi trasferitasi a Milano, secondo la quale le mura domestiche si erano trasformate in un carcere. Secondo quanto dalla stessa raccontato a un centro antiviolenza, sarebbe stata picchiata dal marito e dal suocero, insieme a cui la coppia abitava. In attesa dell’udienza preliminare, rinviata al mese prossimo, l’avvocato Giacomo Galeota, il legale che difende i due imputati, presente ieri in tribunale, dichiara che «i fatti sono tutti da provare. I miei assistiti rigettano totalmente le accuse e si dichiarano del tutto estranei. Speriamo che la vicenda si possa chiarire già in fase di udienza preliminare».
  
Una serie di aggressioni reiterate, sia a livello fisico che psicologico: pugni, schiaffi, reclusione forzata in casa finché gli ematomi non fossero spariti. Addirittura il cuscino premuto contro il viso per attutirne le urla. Le intimidazioni per impedirle di denunciare. Sempre secondo la donna, inoltre, si tratterebbe di episodi dalla frequenza pressoché giornaliera: tra il marzo e il maggio dello scorso anno, infatti, una catena quotidiana di efferatezze, che l’avrebbero indotta in uno stato di profonda prostrazione.
 
La donna sarebbe stata costretta inoltre dal marito a rapporti sessuali non consenzienti, avvenuti in molteplici occasioni e per tutta la durata della loro convivenza. Senza contare l’isolamento dai propri affetti visto che sarebbe stata privata del telefono, così da non poter avere alcun contatto con i familiari. La situazione si sarebbe interrotta quando, finalmente, la donna è riuscita a scappare. Al momento, appunto, vive a casa del fratello, vicino Milano. La Procura di Fermo ha chiesto il rinvio a giudizio del marito e del suocero e la vicenda è quindi approdata in tribunale.
Le persone coinvolte nella vicenda sono tutte di origine nordafricana.
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