Reddito tagliato se troppe domande:
platea ridotta di 2,5 milioni di persone

Reddito tagliato se troppe domande: platea ridotta di 2,5 milioni di persone
di Andrea Bassi
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Domenica 6 Gennaio 2019, 09:10 - Ultimo aggiornamento: 12:43

ROMA Il decreto è pronto: dal primo aprile 2019 partiranno sia il Reddito di cittadinanza che quota 100 per chi vuole lasciare il lavoro prima dei tempi dettati dalla legge Fornero. Ma fatte salve le date, le sorprese non sono poche. A cominciare da una clausola, la solita, di salvaguardia inserita tra le pieghe del decreto legge che dovrebbe essere approvato la prossima settimana. Una norma per rassicurare Bruxelles che non ci sarà nessuno sforamento dei conti. Non un euro in più di quanto stanziato con la legge di bilancio sarà utilizzato per il Reddito di cittadinanza. Se i fondi finiranno, allora ci sarà un taglio dell'assegno.



La clausola è stata inserita in un comma dell'articolo nel quale vengono definite le coperture finanziare, e obbliga l'Inps ad accantonare per ogni richiesta di Reddito, l'ammontare per l'intero anno che spetta alla famiglia beneficiaria. Se, in base alle domande che arriveranno, ci si accorgerà che i fondi per il sussidio non sono sufficienti, allora il ministero dell'Economia varerà un decreto per ristabilire la compatibilità finanziaria «rimodulando l'assegno». Significa un taglio del sussidio. Basteranno i fondi? Il governo stima che ad avere diritto al Reddito e alle pensioni di cittadinanza saranno 1,375 milioni di nuclei familiari, per 4,34 milioni di persone. In questi numeri, come detto, sono considerati anche i pensionati, che dovrebbero essere 700 mila in tutto raggruppati in 500 mila nuclei familiari.

LE STIME
Insomma, il Reddito vero e proprio lo riceverebbero meno di un milione di famiglie e meno di 4 milioni di persone. Per questa platea ridotta di 2,5 milioni di individui rispetto a quella iniziale (che era di 6,7 milioni di persone tra Reddito e pensioni), il governo stima un costo a regime di 8,5 miliardi di euro. Solo per quest'anno si spenderà di meno, 6,5 miliardi di euro, per il fatto che l'assegno verrà erogato a partire dal mese di aprile. Per riuscire a restare nel limite dei soldi stanziati, il ministero del lavoro ha dovuto fare i salti mortali. Sia la platea che l'assegno sono stati decisamente ridotti rispetto alle intenzioni iniziali. Il Reddito e le pensioni avrebbero dovuto essere di 780 euro al mese per un single fino a superare i 1.600 euro, nel caso del Reddito, per una famiglia con due figli minori. In realtà il sussidio sarà una integrazione del reddito fino a 500 euro al mese, che potrà salire per le famiglie più numerose fino a 1.050 euro. Solo chi non ha una casa di proprietà riceverà un contributo per l'affitto fino a 280 euro al mese, portando in questo caso il valore massimo dell'assegno fino a 1.330 euro al mese. Nel caso dei pensionati coloro che riceveranno fino a 780 euro saranno pochi. Per loro l'integrazione al reddito è stabilita fino a 630 euro nel caso di un anziano che è da solo, per salire a 882 euro nel caso in cui gli anziani siano due. Il contributo per l'affitto, nel caso di chi percepirà la pensione di cittadinanza, sarà di soli 150 euro al mese. Ma a ridurre la platea, e anche i costi, saranno molto probabilmente soprattutto i paletti messi ai beneficiari del Reddito. Le offerte di lavoro dovranno essere accettate subito entro i 100 chilometri da casa; dopo sei mesi si passa a 250 chilometri; a dodici mesi in qualsiasi parte d'Italia. E se nel primo ciclo del sussidio, ossia 18 mesi, non arriverà nessuna offerta, dal diciannovesimo mese ci si dovrà spostare in tutta la Penisola anche se si avranno figli minori a carico. Per gli stranieri che hanno il permesso di soggiorno, il testo stabilisce anche il requisito di una residenza di 10 anni in Italia. Ieri il vice premier Luigi Di Maio ha alzato ancora l'asticella, parlando di un vincolo di «oltre 10 anni» per riservare il sussidio solo agli italiani e bypassare la normativa europea. I dieci anni (o oltre) saranno validi per tutti. Anche per i cittadini comunitari e per gli stessi italiani che hanno preso residenza in un altro Paese magari per ragioni di lavoro e che, dunque, non potranno avere accesso al sussidio al pari degli extracomunitari. Molte le polemiche ieri su uno studio della Cgia di Mestre secondo cui 3 miliardi del Reddito andranno a lavoratori in nero. Ma Di Maio ha smentito che questo rischio esista.

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