Governo, rimpasto più vicino: Tria
Toninelli, Trenta e Bonisoli in bilico

Governo, rimpasto più vicino: Tria, Toninelli, Trenta e Bonisoli in bilico
Governo, rimpasto più vicino: Tria, Toninelli, Trenta e Bonisoli in bilico
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Domenica 14 Ottobre 2018, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 10:52
Domani Giovanni Tria non mancherà al vertice per preparare la manovra economica. E neppure al Consiglio dei ministri che varerà il decreto fiscale. In via XX settembre smentiscono che il ministro possa dimettersi nelle prossime ore. Ma per Luigi Di Maio l'esperienza di governo del professore di Tor Vergata potrebbe concludersi a breve. C'è chi dice a gennaio, appena chiusa la sessione di bilancio.

Fra il vicepremier e Tria i rapporti sono ormai ai minimi. Roba da separati in casa. Il ministro, racconta chi ci ha parlato, si sente isolato, stanco, delegittimato. E la querelle sull'ingresso dello Stato in Alitalia, l'essere stato tagliato fuori riguardo a ciò che il ministero da lui guidato dovrebbe fare per salvare la compagnia aerea, è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso. Dal Tesoro però assicurano che «su Alitalia non c'è stato alcuno scontro», che «è solo una costruzione giornalistica». Insomma: il ministro non sarebbe «in disaccordo sul piano di salvataggio, vorrebbe solo capire meglio».

Ma in molti sostengono che se Tria resta al suo posto, è solo per «carità di Patria». Perché al Quirinale gli è stato chiesto di resistere: non si cambia un ministro dell'Economia in piena sessione di bilancio. «E a maggior ragione non si cambia», dice un collega di governo neutrale, «quando sul Paese si abbattono le turbolenze dei mercati finanziari e i fulmini di Bruxelles».

Il problema è che anche Di Maio non ne può più. Con il ministro economico litiga da mesi, dal varo in luglio del decreto dignità. E ha continuato a bisticciarci su tutto: sui tecnici del Mef trattati come sabotatori, sulle nomine nelle partecipate, sulla nota di aggiornamento del Def con la battaglia all'ultimo sangue sul rapporto deficit-Pil, sulla composizione della manovra economica (il ministro vorrebbe rendere sperimentali e perciò provvisori reddito di cittadinanza e revisione della legge Fornero). E ora su Alitalia. Tant'è, che quando parla di Tria, il vicepremier 5stelle è solito tuonare: «Quello non riesce proprio a capire che c'è una maggioranza politica con un contratto di governo e un tecnico deve fare ciò che gli diciamo. Se non gli va bene, può andarsene...».
LO SCUDO
Tesi e invito non condivisi da Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ha voluto Tria all'Economia per tenere la barra dritta, per difendere la tenuta dei conti e la sostenibilità del debito. E non ha intenzione di rinunciare a questo argine. Non di certo durante la sessione di bilancio, mentre in Europa e sui mercati finanziari infuria la guerra innescata dalle cifre della nota di aggiornamento del Def. E nei giorni in cui stanno per arrivare i giudizi delle agenzie di rating e sta per chiudersi l'ombrello della Bce: il quantitative easing che in questi anni ha tenuto basso lo spread e dunque contenuto la spesa per il finanziamento del debito.
Il problema, detto che Di Maio fa sapere che non sarà lui a chiedere il licenziamento di Tria, è che nel governo già si pensa al rimpasto di gennaio. Paolo Savona, ministro agli Affari europei, parla e si muove (giovedì è intervenuto in Parlamento al posto di Tria) come ministro dell'Economia. Ma sull'economista sardo pesano il no di Mattarella e le perplessità dei 5stelle. Così avanzano altri nomi. Quello di Gustavo Piga, professore anche lui a Tor Vergata (economia politica), con studi negli States. Ma anche quelli - che innescherebbero però un derby tra 5stelle e Lega - del viceministro leghista Massimo Garavaglia, giudicato competente e moderato, e di Andrea Roventini: l'economista che Di Maio inserì nella sua squadra di governo pre-elezioni.
GLI ALTRI A RISCHIO
Se rimpasto sarà, a gennaio potrebbero essere sostituiti anche il gaffeur Danilo Toninelli (Trasporti e Infrastrutture), Alberto Bonisoli (Cultura) giudicato poco incisivo da Di Maio e, nonostante le smentite, Elisabetta Trenta (Difesa) considerata troppo indipendente ed eccessivamente vicina ai militari cui i 5stelle vogliono tagliare i fondi per aerei ed elicotteri.
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