Trovo davvero singolare l'attenzione sul destino dei "navigator", cioè quelle figure a metà strada tra l'impiegato pubblico e il libero professionista, che secondo le teorie di qualcuno sbarcato in Italia dall'America, avrebbero dovuto agevolare la ricerca di un lavoro ai disoccupati assegnatari del reddito di cittadinanza.
A parte il loro inserimento nei Centri per l'impiego, che già di per se hanno come compito prioritario quello di realizzare l'incontro tra la domanda di lavoro e l'offerta delle aziende, se non ricordo male il loro contratto prevedeva la durata di due anni, essendo appunto un contratto di collaborazione e non un rapporto di dipendenza. Pertanto tutti coloro che sono arrivati a diventare "navigator" sapevano fin dall'inizio quali erano le regole del gioco, così come avviene per tante figure professionali che instaurano intese con le aziende.
Adesso, furbescamente, pretendono di essere assunti in modo definitivo da parte dell'Inps o chi per esso, comunque di diventare dipendenti pubblici, in una nazione e in delle strutture che già spesso sono a organico completo.
Per i "navigator" sarebbe curioso conoscere quanti colloqui con aspiranti all'impiego hanno avuto, quante aziende hanno contattato, quanti posti di lavoro sono riusciti a trovare per chi si è rivolto a loro e dove.
E non si cerchi l'alibi della pandemia Covid-19 per dire che tutto ciò non è stato possibile. Anche perchè, perdurando il contagio, la loro efficacia resterebbe davvero ridotta a quasi nulla.
Nazzareno Tittarelli