«Sono allergica a quel farmaco»
glielo danno lo stesso e muore

«Sono allergica a quel farmaco» glielo danno lo stesso e muore
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Venerdì 16 Novembre 2018, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 12:42
È morta nel giro di venticinque minuti, mentre i familiari la attendevano nella sala d'aspetto del pronto soccorso. Un medico e un infermiere, in ospedale, le hanno somministrato il farmaco a cui aveva chiaramente detto di essere allergica. Ora, entrambi sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo.

I fatti sono dello scorso gennaio. È la sera del 17 del mese quando la signora Diamante arriva al pronto soccorso dell'ospedale Cristo Re, perché ha una bronchite. Al triage, la donna si sottopone a un primo controllo e si raccomanda con i dottori di annotare nella cartella clinica che è allergica a un farmaco specifico. La stessa avvertenza viene ribadita poco dopo dai familiari della paziente, che la hanno accompagnata. Nonostante questo, un infermiere e un medico - è la tesi dell'accusa - somministrano alla signora Diamante proprio quel medicinale che, per lei, è letale: il Rocefin. La reazione allergica è rapidissima: il respiro fermo in gola, la donna che si accascia in terra. Poi, l'arresto cardiocircolatorio, mentre i medici tentano in ogni modo di rianimarla. La prescrizione è delle 21,30. È il medico in servizio a disporla, dopo avere nuovamente visitato la signora. A somministrare il farmaco, invece, è l'infermiere, alle 6 del mattino del 18 gennaio. Venticinque minuti dopo, il decesso nonostante i disperati tentativi di rianimazione e di soccorso.

LA DENUNCIA
La settimana successiva la figlia della paziente decide di sporgere denuncia, sostenendo che il decesso della madre sia stato provocato dalla negligenza dei medici che la hanno avuta in cura. L'autopsia - effettuata dai professori Luigi Cipollini e Ugo Di Tondo - sembra non lasciare dubbi: a provocare la morte della donna è stata una grave «insufficienza cardiorespiratoria conseguente ad arresto cardiocircolatorio da shock anafilattico per somministrazione di farmaci», sostiene il medico legale. E la circostanza viene confermata anche dagli accertamenti tossicologici.

LA DOCUMENTAZIONE
Il pm Pietro Pollidori - che fa parte del pool di magistrati che si occupa di colpe mediche - dispone quindi il sequestro della documentazione sanitaria della donna. Nella cartella clinica risulta chiaramente indicata l'intolleranza al principio attivo contenuto nell'antibiotico somministrato dai sanitari. Da qui, l'iscrizione del medico in servizio al pronto soccorso - assistito dall'avvocato Carlo Longari - e dell'infermiere sul registro degli indagati con l'accusa di omicidio colposo.
Le argomentazioni difensive non hanno convinto gli inquirenti e nemmeno il gup Claudio Carini che, ieri, ha disposto il rinvio a giudizio, accogliendo le richieste della procura. Ora, gli imputati dovranno difendersi dalle contestazioni a dibattimento.

NEGLIGENZA
Per il pm, i sanitari «agendo in cooperazione colposa fra loro», avrebbero «cagionato il decesso della paziente», si legge nel capo di imputazione. I due - sostiene sempre il magistrato - avrebbero agito con «grave negligenza e imprudenza», prima prescrivendo e poi somministrando l'antibiotico Rocefin alla donna, «nonostante fosse stato chiaramente indicata nella cartella clinica l'intolleranza a tale tipologia di farmaci e fosse stata segnalata dai familiari all'accesso al pronto soccorso, avvenuto per una bronchite».
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