La roccia incombe, domani via
lo sperone: abitazioni evacuate

La roccia incombe, domani via lo sperone: abitazioni evacuate
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Sabato 21 Aprile 2018, 07:05
GENGA - Destino segnato per lo sperone roccioso che incombe sulla piccola frazione gengarina di Palombare e minaccia la tratta ferroviaria Roma-Ancona. Sito sul versante sinistro del Monte San Pietro, sarà distrutto domani. Le operazioni di demolizione controllata inizieranno alle 9 e dovrebbero finire alle 18. Con un’ordinanza, il comune di Genga ha fatto sgombrare le abitazioni nelle vicinanze ed imposto il divieto di accesso assoluto a chi non è autorizzato a circolare nella zona.

La demolizione interesserà anche chi viaggia in treno. Previste cancellazioni di corse nella tratta Serra San Quirico-Albacina o limitazioni di percorso. In alcuni casi, un servizio sostitutivo con autobus. Sarà cura di Rete ferroviaria Italiana informare gli utenti tramite affissione nelle stazioni interessate e sui propri siti internet. Al coordinamento delle operazioni la Prefettura di Ancona che, nell’ambito del Centro operativo comunale, ha convocato rappresentanti della Regione-Servizio Protezione Civile, del Comune, delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco, del volontariato della Protezione civile, dell’ente Parco, di Rete ferroviaria Italiana, Anas e Enel.

Di scaglia rossa calcarea, alto quanto un edificio di cinque piani e largo 10 metri, l’equilibrio del gigante di pietra è stato alterato dal terremoto e probabilmente dalla scossa di ottobre 2016 che ha provocato il distacco di una grossa roccia alla sua base e focalizzato l’attenzione dei tecnici delle Ferrovie dello Stato. Un anno fa, la segnalazione del rischio cedimento della massa rocciosa sulla linea ferroviaria e sulle abitazioni delle frazioni alle falde del monte all’ufficio tecnico del Comune, che avviò le indagini. 

Delusa la cordata delle associazioni ambientaliste schierate a difesa del gigante di pietra. Anche perché Italia Nostra, Fai, WWF, Lupus in Fabula, Forum Paesaggio Marche, Lipu, Pro Natura, Terra Madre, forti di un parere contro la demolizione espresso dalla Soprintendenza avevano proposto d’ingabbiare i 18mila quintali di roccia.
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