Strage in disco, il 17enne torna libero
ma resta nel mirino per lo spray

Strage in disco, il 17enne torna libero ma resta nel mirino per lo spray
di Lorenzo Sconocchini e Andrea Taffi
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Giovedì 13 Dicembre 2018, 10:43 - Ultimo aggiornamento: 12:57

ANCONA - Non ci sono esigenze cautelari o gravi indizi di colpevolezza per tenerlo ancora al chiuso del centro di prima accoglienza di via Cavorchie, nel palazzone che ospita il Tribunale e la Procura dei minori. Né per il reato di concorso in detenzione di stupefacenti a fini di spaccio, per il quale il ragazzo dello spray (ammesso che sia davvero lui) era stato arrestato sabato a mezzogiorno insieme a due ragazzi di 27 e 22 anni nel residence Hotel Avana di Senigallia. E nemmeno, almeno per ora, per l’indagine più grave, quella sulla strage della “Lanterna Azzurra” di Corinaldo, sei morti e un centinaio di feriti, dove lo accusano di reati gravissimi: omicidio preterintenzionale plurimo, lesioni dolose e colpose. Ieri pomeriggio intorno alle 17, al termine dell’udienza di convalida dell’arresto per droga, il gip del Tribunale per i minori ha firmato la convalida, ma ha ritenuto che non ci fossero esigenze cautelari per trattenere ancora il 17enne di Senigallia e dunque ha disposto che fosse rimesso in libertà, affidato alla madre, “se non detenuto per altra causa”.
  
L’altra causa poteva essere - ma evidentemente non ci sono al momento le condizioni - una misura cautelare per l’accusa di aver acceso la scintilla che ha incendiato l’arena ribollente della “Lanterna Azzurra”, spruzzando spray al peperoncino nella pista dove una marea di giovani e ragazzini aspettavano il trapper Sfera Ebbasta. Non è escluso che la Procura dei minorenni e i carabinieri del Reparto operativo abbiano lavorato senza sosta, in questi primi cinque giorni d’inchiesta, proprio per raccogliere indizi di colpevolezza così sostanziosi da chiedere una misura cautelare e continuare a indagare sulla tragedia di Corinaldo senza che un’indagato a piede libero possa cercare di condizionare potenziali testimoni. Ci sono già tre ragazzi, tra le centinaia sentiti dai carabinieri, che indicano la presenza del 17enne nella discoteca di Corinaldo e lo additano come colui che avrebbe spruzzato spray al peperoncino scatenando il caos, forse per rubare catenine. «Ma l’hanno indicato in modo assolutamente generico - aveva specificato il Procuratore dei minori Giovanna Lebboroni illustrando i primi passi dell’inchiesta - con una consistenza indiziaria tutta da valutare. L’abbiamo indagato come atto dovuto, per consentirgli di difendersi».
Non bastano pochi giorni, specie quando c’è di mezzo un minore, per confezionare una misura cautelare. Ma è chiaro che il ragazzo resta del mirino, sospettato numero 1 della tragica spruzzata di sostanza urticante. Lui dice di non essere stato a Corinaldo, venerdì notte, ma di aver passato la serata con la fidanzata in un’altra discoteca, il Miu Miu di Marotta. La ragazza conferma. E i due giovani arrestati con lui per droga sabato mattina, a 12 ore dalla strage, hanno detto agli investigatori di averlo visto partire dal residence «verso la mezzanotte», ma non indicano un orario esatto, mentre non sanno dire a che ora è rientrato, perché dormivano già. Quel “verso mezzanotte” non vale come un alibi, perché ci sarebbero i tempi utili (sono 20 km e bastano 20-25 minuti, mezz’ora in scooter) per arrivare dal residence di via Perugia a Senigallia fino a via Madonna del Piano a Corinaldo, dove il caos s’è scatenato tra le 00,30 e le 00,35. Nell’interrogatorio di martedì sera da indagato per omicidio preterintenzionale, tre ore di faccia a faccia con il procuratore capo Lebboroni, il ragazzo ha portato «non una semplice versione dei fatti - dicono i suoi difensori -, ma contributi significativi che stiamo cercando di supportare con prove concrete».
 
Potrebbero però puntellare le accuse gli esami affidati ai carabinieri del Ris sia sulla bomboletta di spray al peperoncino da 15 ml sequestrata nella pista da ballo, sia sugli abiti sequestrati al 17enne dopo l’arresto.

Si cercano impronte digitali utili per la comparazione e tracce di sostanza urticante sugli abiti del ragazzo. Sarebbero indizi pesanti, anche se non la prova certa che sia stato lui a spruzzare lo spray. Servirebbero testimoni oculari diretti, che i carabinieri stanno ancora cercando.

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