ANCONA - Più che un innamoramento, secondo il giudice, era «una patologica ossessione» a spingerlo a tempestare di messaggi via chat e mail un’avvocatessa anconetana. L’avvicinava per strada nel tentativo di parlare e di consegnarle dei regali, ma poi, sentendosi respinto, la molestava con ingiurie e minacce via social.
La telecamera
La vittima, terrorizzata, era arrivata a barricarsi in casa con la figlia piccola e, per paura di incrociarlo, aveva installato una telecamera sull’uscio, temendo per la propria incolumità. Lo stalker irriducibile non ha imparato nulla dal passato: dopo essere stato in carcere per una precedente condanna per stalking ai danni dei vicini (7 anni di tormenti e dispetti), dal luglio 2020 stava scontando la pena residua in regime di detenzione domiciliare, beneficio concesso per motivi di salute dal Tribunale di Sorveglianza. Eppure, anche ai domiciliari, non ha rinunciato a rovinare la vita ad una nuova vittima. È stato l’incubo di un’avvocatessa per cinque mesi, dal settembre scorso fino a gennaio, quando la professionista, esasperata, ha deciso di rivolgersi alla polizia.
Non si è fermato neppure di fronte al provvedimento del gip Sonia Piermartini che nei giorni scorsi, su richiesta del pm Andrea Laurino, gli aveva fatto notificare dai poliziotti della Squadra Mobile, guidati dal capo Carlo Pinto, il divieto di avvicinamento alla vittima e l’obbligo di stare ad una distanza di almeno mezzo chilometro dai luoghi frequentati dalla donna.
L’ossessione
D’altronde, era stato lo stesso gip ad evidenziare «la patologica ossessione, pericolosamente coltivata nonostante la vittima l’abbia diffidato più volte» e a porre l’accento sul «contenuto delirante-ossessivo delle email che non raramente contengono minacce e sgraditi apprezzamenti». L’avvocatessa, esausta e impaurita, si era vista costretta a modificare le proprie abitudini, a scegliere percorsi alternativi per non incrociare il suo incubo e ad installare una telecamera davanti casa perché temeva di trovarselo da un momento all’altro sull’uscio. Adesso è in carcere e non potrà più tormentarla.