«Niente sesso estremo ma una corda
al collo per soffocare la ex»

«Niente sesso estremo ma una corda al collo per soffocare la ex»
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Mercoledì 20 Febbraio 2019, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 10:02
ANCONA - Maltrattata e presa a botte durante la convivenza, perseguitata assieme ai suoi figli dopo la fine della relazione. Stando alla ricostruzione della procura, è questo che avrebbe subito per mesi una 43enne anconetana finita nel mirino di quello che ormai è il suo compagno. Per lui, il 58enne Mirco Bracaccini, ieri iniziato il processo in cui deve rispondere della duplice accusa maltrattamenti in famiglia e stalking. Assistito dall’avvocato Gabriele Galeazzi, non era in aula. Si trova infatti in carcere a Lubiana, in Slovenia, dopo la cattura transfrontaliera avvenuta sabato per mano della Squadra Mobile e dell’Interpol.

Il 58enne, per cui sono già state attivate le pratiche per l’estradizione, era latitante da quattro mesi. Si era dato alla macchia dopo la misura cautelare del carcere emessa dal tribunale all’interno del procedimento apertosi ieri di fronte al giudice Elisa Matricardi. La sua ex si è costituta parte civile tramite l’avvocato Alessandro Calogiuri. Durante il periodo della relazione con l’imputato, la donna sarebbe stata travolta da insulti, minacce e botte, perpetrata anche di fronte ai figli minori di lei. Stando a quanto contestato, in un’occasione – era luglio 2018 – il 58enne le avrebbe stretto attorno al collo una corda per impedirle di respirare. Un atto di violenza fine a se stesso e non una pratica sessuale estrema, come trapelato in un primo momento. Anche dopo la fine della relazione, lui avrebbe continuato a tartassare la donna, mandandole messaggi con minacce di morte. La persecuzione avrebbe riguardato anche i figli di lei, presi di mira perché Bracaccini voleva sapere a tutti a costi il luogo dove si era rifugiata la sua ex, ospitata in una comunità protetta dopo aver sporto denuncia. Il processo è stato rinviato al 6 marzo.  
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