Incassava gli affitti delle case Erap
condannato a pagare 135mila euro

Incassava gli affitti delle case Erap condannato a pagare 135mila euro
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Sabato 17 Febbraio 2018, 07:25
ANCONA - Condannato a risarcire l’Erap con 135mila euro. È la sentenza emessa dalla Corte dei conti nei confronti di un ex funzionario dell’Ente per l’Abitazione Pubblica delle Marche (Erap), accusato di essersi intascato i soldi derivati dalle mensilità di affitto e dalla registrazione dei contratti per le case popolari. Tra i truffati dell’ex dipendente, un 55enne originario di Milano, ci sarebbero stati soprattutto anziani e stranieri.

Decine e decine di persone. Il valore della sentenza di condanna, chiesta e ottenuta dalla procura contabile il mese scorso ma resa nota solo ieri nell’ambito dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, è quasi pari alla somma che l’uomo avrebbe sottratto all’Erap tra maggio 2014 e luglio 2015. L’ulteriore danno contestato è relativo al disservizio causato all’ente presieduto da Maurizio Urbinati. Nell’arco di tempo preso in esame dalla magistratura, il funzionario – licenziato lo scorso anno dopo un’indagine interna avviata dall’Erap di Ancona che aveva portato in primo luogo a un provvedimento di sospensione per 30 giorni – avrebbe architettato uno stratagemma per intascare le somme degli inquilini. In teoria, i beneficiari degli alloggi popolari dovrebbero pagare il canone pagando una cifra tramite bollettino postale.

L’ex dipendente, invece, con la scusa di far risparmiare tempo agli inquilini avrebbe mandato i suoi più stretti collaboratori, del tutto estranei ai fatti, a ritirare le somme dovute direttamente negli appartamenti sotto controllo dell’Erap. In quel modo, i soldi sarebbero transitati non sul conto dell’ente, ma direttamente nelle mani del 55enne. La procura non ha accertato il motivo dell’appropriazione, scaturita anche in un’inchiesta penale non ancora conclusa in Tribunale. Lo scorso anno erano stati gli stessi dirigenti dell’Erap a interessare la Guardia di Finanza e far partire le indagini, insospettiti dai mancati versamenti da parte degli inquilini. In realtà, secondo quanto dimostrato, non avevano alcuna colpa, se non quella di non aver prodotto i bollettini postali per il pagamento del canone d’affitto.
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