ANCONA Lo scrittore e saggista statunitense Jonathan Franzen sosteneva che «Tutto era caos, ed era bellissimo». In questo caso, però, nel grande caos che si è creato all’interno dell’area tecnica dell’Ancona di bellissimo non c’è proprio nulla. E la conferenza stampa di ieri del ds Micciola lo conferma. Una cosa è certa: con queste premesse il futuro non si può né costruire né programmare. Monito per il presidente Tony Tiong, atteso in città tra domani e dopodomani per dirimere la querelle centro sportivo con il sindaco Daniele Silvetti.
Nessun potere di firma
Un direttore, per sua stessa ammissione, mandato nell’ultimo giorno di mercato invernale allo Sheraton di Milano senza potere di firma.
Ripa, figura indecifrabile
Quel Ripa lontano dai radar da inizio ottobre, assente sia al mercato di gennaio sia nella conferenza di ieri di Micciola, presente solo allo stadio e a qualche allenamento ben distanziato da tutto il resto dei protagonisti. Ripa, insieme a Micciola, anche nel mirino della contestazione dei tifosi post-riparazione. A tutto questo va aggiunto il clima sicuramente non idilliaco con Colavitto, figlio di precedenti situazioni che portarono all’esonero del tecnico biancorosso ad aprile a beneficio di Donadel. Profilo gradito e sponsorizzato dallo stesso dirigente per i trascorsi alla Fiorentina. In sostanza, a oggi, non si comprende quali siano nello specifico le mansioni del supervisore puntualmente stipendiato. Infine, tra Ripa e Micciola i rapporti sono «professionali». Tradotto: i due rappresentanti dell’area tecnica dirigenziale ognuno per la propria strada. È normale?
Micciola e Colavitto
Tornando a Micciola, resta da delineare anche il legameodierno con Colavitto. Da alcune battute emerse è apparso lampante che non sia più come gli anni scorsi quando i due, forti di una lunga amicizia anche fuori dal campo, costituivano un blocco unico e unito. Probabilmente il periodo-Donadel, laddove il comportamento di Micciola merita una menzione specifica, ha lasciato scorie.
Le mancate dimissioni
Il ds, infatti, ha confessato di aver pensato di andarsene - non attraverso dimissioni, ma tramite accordo con la società - nel momento dell’avvicendamento in panchina dello scorso campionato. Alle parole, tuttavia, non sono mai seguiti i fatti visto che, addirittura, in estate il parere di Micciola sulla presenza di Donadel cambiò diametralmente in positivo. Un caos di cui, francamente, se ne poteva fare a meno e dal quale, nonostante tutto, i calciatori non devono rimanerne investiti. Anche grazie all’aiuto del pubblico che non li ha mai abbandonati. La salvezza prima di tutto. Ma così è ancora più difficile.