Ale & Franz da giovedì a Pesaro
«Gaber e Jannacci i nostri idoli»

Il duo comico Ale & Franz
Il duo comico Ale & Franz
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Martedì 23 Gennaio 2018, 11:40
PESARO - Sono in corso al Teatro Rossini di Pesaro le ultime prove del nuovo spettacolo di Ale & Franz che debutta giovedì all’interno della gold season di Pesaro. “Nel nostro piccolo. Gaber, Jannacci, Milano” è più che un omaggio ai due grandi interpreti: è una dedica a coloro che hanno ispirato il lavoro dei due attori comici.
Come è nata l’idea di fare uno spettacolo su Gaber e Jannacci?
«Semplicemente perché ci siamo accorti della forte influenza che hanno avuto su di noi: abbiamo scritto tante cose che sono epilogo o prologo alle loro canzoni, respirato la loro presenza anche senza rendercene sempre conto. I testi sono nostri e viaggiano con le loro canzoni: quasi un lavoro scritto a 8 mani, che contiene anche un nostro testo musicale inedito».
Gaber e Jannacci: chi sono per voi?
«Ispiratori nel sentire e nel vedere il loro modo di fare teatro: Gaber, in particolare, era sicuramente più provocatore e ironico, mentre Jannacci era sempre dalla parte degli ultimi, con uno sguardo che proveniva da chi non è sempre al centro dell’attenzione. Abbiamo sempre nutrito per loro grande sensibilità e ammirazione».
Avete anche qualcosa in comune?
«Da loro abbiamo imparato molto e abbiamo in comune la satira sociale che parte dal guardarsi intorno e si sviluppa attraverso i dialoghi, dove raccontiamo, a modo nostro, il mondo che vediamo. Sappiamo che la gente si riconosce nei nostri testi: è un modo di guardare la realtà, anche con ironia. La propria coscienza comica viene influenzata dal mondo, ma questo credo sia proprio lo spettacolo della nostra maturità».
Anche musica in scena?
«Sì, anche la musica fa parte della scrittura questa volta: non ci siamo fatti mancare niente. Ci appoggiamo ai musicisti per sottolineare e dare più forza a quello che diremo. Abbiamo trovato cose che si declinano meglio in musica, cose che avevamo in mente noi e che hanno scritto prima loro di noi: non l’abbiamo fatto in modo cosciente ma ci sono rimaste dentro, le abbiamo assorbite, non per imitare, ma cogliendone l’essenza e la sensibilità».
E Milano?
«Abbiamo respirato la stessa aria per un lungo periodo: aprivamo le finestre di casa e il cielo era lo stesso, anche questo ha influito molto nella nostra formazione, siamo stati molto fortunati a vivere di quell’aria. Milano ha vissuto 25 anni di grande fermento culturale: una grande generazione di attori dai Gufi ai Comedians di Salvatores. Milano ce la portiamo dentro, come il nostro dialetto».
Esiste una comicità immortale?
«A livello teatrale, lo spettacolo perfetto è quello che fa partire d’istinto la risata dalla pancia, che attraversa il cuore e arriva alla testa: ti fa emozionare e anche riflettere. Non importa se arrivi stanco o arrabbiato, l’importante è che ti faccia reagire, ti faccia ridere e commuovere».
Un omaggio guardando avanti?
«La chiamerei più una collaborazione: se fossero stati ancora qui lo avremmo scritto insieme. Nessuno ci ha chiesto di fare questo spettacolo, nasce davvero dal cuore».
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