Martina Belli debutta alle Muse:
«La Carmen mi emoziona sempre»

Martina Belli debutta alle Muse: «La Carmen mi emoziona sempre»
di Fabio Brisighelli
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Venerdì 22 Settembre 2017, 12:43
Fa effetto leggere i nomi dei personaggi di “Carmen” impressi sulle porte dei camerini degli artisti, alle Muse: Carmen, Don José, Micaëla, Escamillo, gli altri comprimari. È come se il sole di Siviglia, che si accende con il loro canto, venisse a risplendere sul mare di Ancona, dove sorge e tramonta. Noi siamo entrati in quello della protagonista, che ci ha accolti per un interessante colloquio.

Martina Belli, la Carmen delle Muse. Lei è al debutto in questo ruolo, in un’edizione che recupera l’impostazione dell’opéra-comique in lingua originale francese e con i dialoghi parlati. Ci parli del suo personaggio.
«Quando ho cominciato a studiarlo nello spartito, la cosa che più mi ha colpito è che fosse un personaggio molto complesso sotto il profilo dell’interpretazione e del canto. È una parte ricca di mille sfaccettature, che necessita di una pulizia di esecuzione assoluta. Occorre per essa modulare costantemente la voce, perché non c’è una sola gamma di colore e di suono. All’inizio oltretutto provavo una sensazione strana: non riuscivo quasi ad andare avanti per l’emozione, mi veniva da piangere in due punti, nell’ “Aria delle carte” ( inizio atto terzo: la premonizione della morte, ndr.) e nel finale, quando lei dice: “No, Carmen non cederà, perché libera è nata e libera morrà”. Non sottovaluta la morte, ne ha consapevolezza e anche paura, ma l’abbraccia ugualmente».



Come si definisce, nel suo specifico registro mezzosopranile?
«La mia voce ha un timbro piuttosto scuro, spesso scambiato per contralto. Ma ritengo di avere una voce belcantisticamente duttile, per le parti dell’opera francese, per quelle in “travesti”, come nel Rossini serio (con il pensiero rivolto a Tancredi, ad Arsace - della “ Semiramide”, ndr.-). Ma intendiamoci: sento profondamente Carmen, come un qualcosa che mi appartiene».
Voi del cast costituite una squadra particolarmente affiatata, vero?
«Non potevo aspettarmi niente di meglio dall’incontro con questi colleghi, con una menzione particolare per Francesco e Francesca (Pio Galasso, ovvero Don José, e la Sassu, ovvero Micaëla, ndr.). Sono felice dell’incontro con il maestro Tourniaire, con cui ho costruito il mio personaggio, partendo con lui dalla musicalità della parola. Approfondendolo insieme abbiamo eliminato tante “imperfezioni” consolidate d’ascolto. Anche con il regista Saponaro siamo andati al nocciolo della vicenda, senza fronzoli, anche con un repulisti operato sull’eccesso di folclore. Carmen ha la bellezza della verità».

E del nostro teatro, che ci dice?
«La mia impressione è ottima, cominciando dalla bellissima acustica che mi consente dei “pianissimi” di tutto rilievo; poi per l’accoglienza spontanea e coinvolgente sul piano umano da parte di tutte le persone che vi lavorano. Entrando in questo teatro, ho provato una sensazione di benessere».

Le sue più recenti, significative esperienze teatrali e quelle che l’attendono nell’immediato futuro.
«Ricordo con grande emozione l’incontro con il maestro Pappano, grandissimo direttore, alla Royal Opera House Covent Garden di Londra, dove ho interpretato nel 2015 la parte di Lola nella “Cavalleria rusticana” di Mascagni; poi il debutto alla Scala di Milano, lo scorso mese di aprile, nell’ “Anna Bolena” di Donizetti, nel ruolo del paggio Smeton. E ancora: a Valencia, al Palau de les Arts Reina Sofía (il bel teatro d’opera) nel ruolo di Isaura nel “Tancredi” di Rossini con la direzione di Roberto Abbado e con la bravissima collega Daniela Barcellona, che tanto mi ha trasmesso sotto il profilo artistico, nel ruolo del titolo ( una parte meravigliosa, a cui conto di arrivare presto). Quanto ai prossimi impegni, tornerò al Covent Garden nell’opera di Mascagni, e con la stessa anche a Roma e a Palermo. Sarò quindi la protagonista a Genova di un’opera del compositore contemporaneo Marco Tutino».



Un curriculum artistico in crescendo
Martina Belli è nata a Reggio Emilia, dove da giovane ha intrapreso lo studio del violoncello. Accostatasi in seguito al canto, ha studiato presso il Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, diplomandosi nel 2009 con il massimo dei voti e la lode. Nel 2014 ha vinto il secondo premio al Concorso RAI “Etta Limiti”. Nei primi anni di carriera, prima delle ultime prove indicate nel testo dell’intervista, ha ricoperto ruoli comprimari in diverse opere del repertorio corrente, rivestendo poi la parte di protagonista nell’opera contemporanea “Fadwa” andata in scena al Teatro Olimpico di Roma. Ha inciso per “Glossa”, insieme con Fabio Biondi e la Stavanger Simphonie Orchestra, l’oratorio “Morte e sepoltura di Cristo” e il “Lucio Silla” di Haendel, eseguito alla Wiener Konzerthaus (gennaio 2017). Ha preso parte a vari festival di musica barocca, a Regensburg, a Stoccarda, a Bologna, al MITO Settembre Musica (Milano-Torino), debuttando nel ruolo di Nerone ne “L’incoronazione di Poppea” di Monteverdi.
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