Da Frontino a Castelvechio di Rocca
Barbena persi tra i borghi da favola

Da Frontino a Castelvechio di Rocca Barbena persi tra i borghi da favola
di Saverio Spadavecchia
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Venerdì 16 Febbraio 2018, 13:34
Dal Montefeltro fino ad arrivare quasi ai confini dello Stato a nord-ovest. Un viaggio tra natura, leggende uniche, opere d’arte e personaggi storici di primo piano.


 
1 Il via da Frontino
Si parte con il monastero di San Girolamo, che sorge nel luogo dove era stata edificata una piccola chiesa che ospitò l’ordine di San Girolamo. Tappa successiva il convento di Montefiorentino, nella chiesa del convento c’è la cappella dei conti Oliva, eretta alla fine del XV secolo da Francesco di Simone Ferrucci. Sull’altare è conservato un capolavoro di Giovanni Santi, la “Madonna col Bambino, santi, angeli e committente” della fine del quattrocento. Prima di salire al borgo, sulla destra si trova il mulino di Ponte Vecchio: è di origine trecentesca e legato alla fondazione del castello che riforniva di farina e pane. 70 km ed ecco Monterchi.
 
2 A due passi Monterchi
Dal Montefeltro a Monterchi, ed è questione di pochi chilometri. Un centro d’impronta medievale, stradine botteghe e punti di ristoro che profumano di un passato mai dimenticato. A rendere Monterchi universalmente nota è l’opera di Piero della Francesca “La Madonna del Parto”. Affresco ora conservato all’interno del museo omonimo, staccato dai muri della chiesa nel 1911 e poi dal 1992 trasferito nell’attuale sede. Un’opera meravigliosa, che colpisce per la bellezza e la purezza del tratto. Una volta usciti dalla sede espositiva è quasi obbligatorio andare alla scoperta del piccolo borgo, scoprire e vivere tutti i vicoli fino ad arrivare in Piazza Umberto I° senza dimenticare il caratteristico museo di pesi e misure, ospitato nel cinquecentesco Palazzo Massi: si tratta di una straordinaria e numerosissima raccolta di strumenti di tutte le epoche per la misurazione dei più svariati pesi. Meno di 100 km e si arriva a Siena.
 
3 La città del Palio
Per iniziare ad esplorare la città del palio non c’è posto migliore di Piazza del Campo. Il teatro naturale del celeberrimo palio che si svolge due volte all’anno (2 luglio e 16 agosto). Affacciato sulla piazza ecco palazzo pubblico, dove al suo interno si può ammirare il museo civico. Grandi le opere conservate all’interno: il ciclo del buon governo di Ambrogio Lorenzetti – esposto nella sala dei nove – “La Maestà” e “Il Guidoriccio da Fogliano”, entrambe opera di Simone Martini nella sala del mappamondo. Passaggio obbligatorio tra i vicoli e le stradine strette fino ad arrivare al duomo in stile romanico-gotico. Costruito in marmo bianco e nero, al suo interno una serie di capolavori di valore inestimabile, a partire dal magnifico pavimento, completamente eseguito dagli artisti combinando le tecniche del graffito e del commesso marmoreo. Dalla cattedrale tappa al Facciatone del Duomo Nuovo: punto strategico per osservare Siena. 40 km ora, verso Barberino val d’Elsa.
 


4 Sulle macerie di Semifonte
Barberino val d’Elsa sorge sulle macerie di Semifonte, potente borgo distrutto dai Fiorentini nel 1202 e patria di Andrea de’ Mengabotti, conosciuto come Andrea da Barberino, autore de “Il Guerrin Meschino” legato alle leggende della Sibilla. Da non perdere la chiesa di Sant’Appiano, una delle più antiche del contado fiorentino. Da visitare anche la piccola frazione di Tignano, con l’antico borgo murato che si presenta perfettamente conservato nella sua originaria struttura circolare. Si tratta di uno dei migliori esempi di villaggio fortificato del XII secolo. Si è conservata quasi per intero la cinta muraria. Ultima tappa: 350 km.
 
5 Arrivo a Castelvecchio
Il borgo ligure di Castelvecchio di Rocca Barbena­è legato alla leggendaria figura di Bastian Contrario, un mercenario piemontese colpito a morte proprio sotto le mura del castello. Pare che Sebastiano Contrario fosse un affascinante maresciallo dei corazzieri di Madama Reale, caduto in disgrazia in seguito al duello con il nobile fratello della sua amata. Datosi alla macchia con alcuni compagni, si prese gioco più volte delle forze dell’ordine, difendendo il popolo vessato dai soprusi e dalle prepotenze dei nobili. Poggia su uno sperone panoramico il più antico paese feudale della Val Neva cui si accede tramite una porta ogivale in un ambiente rimasto immutato dal medioevo. Dal 1300 parte del dominio dei Del Carretto restò in mano ai marchesi fino a quando venne acquistato dai Savoia (1623), costretti però a cederlo nel XVII secolo in favore del governo della Repubblica di Genova. Una fitta rete di vicoli e viuzze conducono al castello, edificato intorno al XI secolo, dapprima roccaforte dei Clavesana e in seguito appartenuto ai Del Carretto.
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