A spasso in un clima di favola a Fano
tra le opere di Valeriano Trubbiani

A spasso in un clima di favola a Fano tra le opere di Valeriano Trubbiani
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Venerdì 1 Giugno 2018, 13:00
Le favole, l’inalienabile gioco delle rappresentazioni di questo mondo non potranno per noi aver mai fine. Senza, rimarremmo sulle secche delle indistinzioni, dei non sensi. La favola, nell’Arte, per dirla con Nietzsche, si costituisce come infinito gioco delle possibilità, è la sola metafisica rimasta.



Il Favoliere
Ne sa qualcosa Valeriano Trubbiani, il grande scultore, incisore, disegnatore “Favoliere”, che occupa un posto di assoluto rilievo nell’Arte del ‘900, che ora è presente a Fano (fino al 10/06) nelle sontuose sale di Palazzo Bracci – Pagani con l’antologica Illimite favoloso (26 splendide sculture e 15 disegni dilavati, un trionfo di colorismo e d’icasticità) promossa e organizzata dalla Carifano nel quadro di un programma dedicato alla grande arte contemporanea. Visitarla, è stato inevitabile rituffarci nell’aura di mistero e di conturbante meraviglia del grandioso teatro plastico della De Rerum Fabula (2012/2013, alla Mole anconetana). Qui, il minor numero delle opere esposte non modifica di un ette tutta la poetica, il rigore, la terribile bellezza delle opere ove si consuma l’assurda e tragica collisione tra reale e ideale.

L’Illimite favoloso Trubbiani
L’Illimite favoloso Trubbiani (titolo che strizza l’occhio al recente film sul grande Recanatese, che l’artista ha nel sangue), con la sua personalità complessa, traboccante di vitalità misteriose, ci introduce in scenari d’incessanti mitopoietici corpo-a-corpo con la realtà. Dove c’è l’uomo con tutti i suoi smarrimenti, le sue gioie, le sue inquietudini, le terrificanti sospensioni, le solitudini e tutte le nefandezze di sempre: tutto il dolore del mondo in cui Trubbiani sceglie di vivervi, più che rappresentarvi, la lotta disperata delle vittime, spesso emblematizzate col mondo teriomorfo, per liberarsi dalla sopraffazione.

Opere kafkiano
Come sempre, opere realizzate con ardita ibridezza assemblagistica, ma d’assoluta perfezione formale e di politezza, rilevano il rapporto binomiale (kafkiano) angoscia-bellezza, significativamente carichi d’attualità. Felice, la scelta di quell’Illimite: la Poetica del Nostro è infatti quella dell’”estremo” che suppone il viaggio mentale per il mare della vita carica d’insidie e di violenza. Valeriano, nei suoi racconti, si strappa dalle proprie radici, e dagli intervalli di quelle tragiche sospensioni (i Ponti, i cocenti arresti) saetta sguardi verso l’aorgico, l’illimitato oceano dell’imperscrutabile dove la violenza si mescola al comico e si placa la brama di libertà e di speranza.
 
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