Il commediografo Lucarini al romanzo
d'esordio: «Sono bulimico culturale»

Il commediografo Lucarini al romanzo d'esordio: «Sono bulimico culturale»
di Giovanni Filosa
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Venerdì 3 Novembre 2017, 15:29
Antonio Lucarini da Jesi, regista, commediografo, scrittore. Gli esordi dietro la “camera” lo trovano con Dario Argento, poi si mette in proprio e produce e gira film e spot, contemporaneamente mette in scena una commedia dietro l’altra, scritte e ideate tutte da lui, con la velocità di un bulimico culturale. Finito uno, sotto l’altro. E ci incarta ed incanta tutti i teatri della nostra regione, dove chi ama l’ironia, i temi psicoanalitici fusi insieme alla condizione amara dell’uomo e della donna contemporanei, trova soddisfazione, fra le pieghe di una surrealtà in agrodolce.

Il debutto letterario
Il suo debutto letterario non lo ha scosso più di tanto: lo ha solo reso iperattivo, e figuriamoci. “Strana rana”, edizioni Le Mezzelane, è un romanzo d’esordio aspro ed amaro. «Il nostro sistema di vita attuale tende solo al consumo, al sesso sfrenato, alla vittoria – ci dice. Vincitori o emarginati. Raccontando l’attualità dal punto di vista di due donne derelitte, ho scritto che talvolta il successo è effimero ed alla fine ci si trova quasi come sopravvissuti. Nessuno ama più nessuno, e improvvisamente si annaspa tra le onde della quotidianità». Sesso come sfogo estremo, ma alla fine domina una mancanza, quasi una voglia di affetto. Ancora una sconfitta… «Sì, ed ogni sconfitta ci appare come la morte, ma poi crea in noi una sorta di risveglio spirituale. È come se ci dicessero: «Siete consumatori negletti, vi abbiamo azzerato ogni forma di creatività e pensiero ma potete almeno godere». La definiscono un contestatore, che a tratti fa quasi tenerezza, per la sofferenza, il dolore, la solitudine e il mal di vivere che aleggia dalla prima all’ultima pagina. «L’unico momento in cui possiamo riflettere sulla nostra vita è proprio quello della sconfitta. Perdere ci fa riscoprire il senso vero e esatto delle cose».
Di un suo lavoro del passato, intitolato “Distacco luce”, che stava per essere pubblicato, un giorno ebbe a dirmi: «È un libro grottesco di una violenza verbale inaudita e con situazioni scandalose. Descrivo la materia verminosa di cui è fatta la provincia italiana. Non nomino né la città, né la regione dove si svolgono i fatti per evitare di farmi massacrare. Le epifanie del cuore che ci sono nei romanzi italiani di successo, qui non le trovi, anzi. Descrivo l‘inferno dei vivi. È il mio primo tentativo di letteratura pura»

Tante idee e e messaggi
Nella forma questo romanzo, “Strana rana”, non si distacca dall’altro o dai suoi lavori teatrali. Ma resta una luce in fondo all’anima: questo è un romanzo carico di idee e di messaggi, gonfio di richiami all’attualità, aspro come un sentiero di montagna, spiazzante per la tematica estrema. 
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