A San Giovanni Rotondo per tuffarsi
nel "caos calmo" della devozione

A San Giovanni Rotondo per tuffarsi nel "caos calmo" della devozione
di Lucilla Niccolini
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Mercoledì 14 Marzo 2018, 13:38
Anche se è la fede, il motivo che conduce a San Giovanni Rotondo, il pellegrino vi troverà qualcos’altro, che si coniuga con la devozione per il sacro: la capacità dell’uomo di elevarsi con il suo ingegno, applicato all’architettura. Dalla chiesa di San Pio da Pietrelcina si torna indietro con la consapevolezza della potenza dell’uomo che, quando declina la propria ispirazione in arte e tecnica, raggiunge vette divine.



Sul piazzale
L’arrivo al parcheggio affollato di bus, fuori del paese, è caos calmo come in tutti i luoghi devozionali. Ben prima di scendere sul piazzale costeggiato da dodici vasche e dall’insolito campanile orizzontale a otto campane, da lontano riceviamo il benvenuto dalla croce bianca di pietra, quaranta metri di altezza. Davanti a noi si apre l’occhio immenso di un ingresso vetrato: nell’iride, i colori dell’arcobaleno dopo il diluvio. Sotto i nostri piedi, dal piazzale in pendenza fin dentro l’aula della chiesa, la pietra di Apricena, del colore dell’avorio, il cui chiarore si diffonde dentro, oltre l’arco di pietra più grande del mondo: cinquanta metri di diametro per quindici di altezza. Quel colore, come per miracolo, fa sembrare naturale quello che è ardito manufatto dell’uomo, di un esercito di tecnici e di operai che per dieci anni, dal 1994 al 2004, hanno lavorato a realizzare questo progetto di Renzo Piano.
L’architetto ha rinnegato ogni modello di edilizia, ecclesiastica e non, per recuperare le divine proporzioni della natura. Una conchiglia gigantesca si schiude per noi su questo colle che domina la piana, popolato di migliaia di alberi e arbusti diversi, ulivi, cipressi, pini, corbezzoli, mirti e lavande. Intelligenza o scintilla divina, è monumento di bellezza.



L’ambone di Vangi
Dentro, lo sguardo è stupefatto dal rincorrersi di altri enormi archi di pietra, sotto la volta retta da travi in legno lamellare, dalle infinite prospettive che quest’idea costruttiva moltiplica sulle nostre teste, a convergere sul centro sacro dell’altare maggiore. È questo il cuore, alla nostra destra entrando, non in fondo a una navata come nella tradizione delle chiese antiche. Attrae naturalmente gli occhi, col biancore dell’ambone scolpito da Giuliano Vangi. Il servizio d’ordine qui è amichevole, ma rigoroso solo quando, all’inizio del rito della messa, ci proibisce di allungare il passo verso quel racconto di marmo che circonda l’altare. Le figure sacre che scaturiscono dalla pietra levigata hanno la morbidezza serica della pelle umana, la tensione drammatica della fede e dell’ansia, del dolore e della speranza.

L’altare
Non troverete più la croce originaria che sovrastava l’altare, in cui Arnaldo Pomodoro aveva conficcato centinaia di chiodi di bronzo satinato. È stata sostituita da un simbolo più vicino al mistero cristiano della Crocifissione, sopra l’altare che porta la firma dello stesso scultore. Ci si stacca a stento e con rimpianto da questo cuore della grande chiesa, trascinati a rincorrere gli archi, percorrendo un dedalo di spazi tagliati dalle lame di luce che spiovono dall’alto.

Il tabernacolo di Bodini
Passata la cappella dell’Eucaristia, dove spicca il tabernacolo scolpito in pietra lavica da Floriano Bodini, ci aspetta la discesa per la scala elicoidale alla chiesa inferiore, dove riposano le spoglie di Padre Pio, all’interno di una cripta moderna. Qui la penombra è d’oro: come il cielo di tessere di mosaico che fa da sfondo al Salvatore e si libra sulle volte a raggiera. Come il lavoro dei tanti uomini, dagli umili operai ai progettisti, che hanno creato questa meraviglia.



Come arrivare
Incastonato nel Parco nazionale del Gargano, dominato dalla Foresta Umbra, San Giovanni Rotondo, nel Foggiano, risale al Mille. Nobili palazzi si affiancano a pregevoli chiese, la più antica delle quali, intitolata a San Giovanni Battista, è stata costruita tra VI-VII secolo sulle fondamenta d’un tempio pagano. Da visitare anche il santuario di S. Maria delle Grazie e il convento dove visse padre Pio. Per arrivare, dall’A14 al casello di San Severo prendere per San Marco in Lamis. Dalla A16, dal casello di Candela-Foggia prendere la superstrada per Manfredonia.
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