Misticismo e piaceri della tavola: sensi
e spirito all'Abbazia di Sant'Urbano

Misticismo e piaceri della tavola: sensi e spirito all'Abbazia di Sant'Urbano
di Lucilla Niccolini
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Mercoledì 18 Aprile 2018, 13:32
Cattedrale di pietra e sassi, in una valle verdeggiante, l’abbazia di Sant’Urbano spicca di lontano con sobria imponenza, isolata sull’orizzonte disegnato dall’Appennino. Oasi di antica religiosità, si accende di mille voci e richiami nelle mattinate di festa, al termine della santa messa, sull’ampio sagrato di questa meta ideale che combina il sacro con la gita fuori porta, nell’aria chiara e salubre che annuncia il monte San Vicino. A dieci chilometri da Apiro, l’abbazia è magnifico luogo di sosta e svago, in cui l’incanto davanti all’architettura romanica convive con la riflessione mistica, ma anche con i sacrosanti piaceri della tavola. Nessun contrasto: i cinque sensi e lo spirito qui dialogano e si appagano a vicenda, in mezzo a una natura francescana che sembra disegnata da Giotto.



Romanico-gotico
Antichissima, l’origine di questo insediamento è documentata da un’iscrizione sul marmo dell’altare maggiore, resa fatiscente dal tempo e dalle mani degli officianti: 1086. Ma gli archetti pensili di pietra bianca, di cui sono decorate all’esterno le tre absidi, ci avevano dato indicazioni posteriori. Risale infatti alla seconda metà del Duecento la ricostruzione della chiesa in stile romanico-gotico, dopo l’assalto incendiario tra bande rivali. Superato il piccolo portale scalfito dai secoli, mentre si scende nell’atrio riservato ai fedeli, l’attenzione è subito calamitata dalla figura arcigna del santo papa Urbano, in pompa magna. Ci guarda severo dall’affresco sul muro di fronte, corteggiato da due angeli sereni e servizievoli, accanto a una maestosa Crocefissione. Impone il silenzio, mentre sorveglia la scalinata da cui si accede al presbiterio, un tempo riservato ai monaci. Lassù, ora anche noi profani siamo ammessi, e possiamo con stupore aggirarci tra i pilastri possenti delle tre navate, intercalati da colonne e capitelli su cui sono ancora riconoscibili i decori del gotico bestiario misto a tralci e volute.



L’occhio di luce
Andiamo a trovare l’apertura rotonda al culmine del catino dell’abside maggiore: l’occhio di luce di questa chiesa, in cui l’antico artefice ha voluto lasciare un segno duraturo, ma misterioso finché... un architetto di Apiro, Pacifico Ramazzotti, non è riuscito a interpretarlo. Mentre cercava di capire il significato di un cerchio analogo, scolpito a piccole volute su una parete della navata maggiore, scoprì che era un omaggio al santo eponimo dell’abbazia, che è patrono di Apiro. Il giorno a lui dedicato dalla Chiesa, il 25 maggio, poco prima delle otto di mattina, il sole si affaccia da quell’apertura sopra l’abside e un raggio lunghissimo, attraversando il presbiterio, va a posarsi proprio sul cerchio inciso nella pietra.

Il pellegrinaggio
Da quando la scoperta è stata divulgata, sono molti gli apiresi e i turisti bene informati che compiono una sorta di pellegrinaggio, per constatare con stupore il fenomeno. Sorride dal cielo, il regista ignoto che ha architettato secoli fa questo spettacolo, mentre il pubblico rimane a bocca aperta. Si arrende al prodigio anche chi non crede ai miracoli. E quando il fascio di luce abbandona il cerchio sulla parete, ci si allontana a malincuore, non prima di aver cercato, nella penombra della cripta sottostante, dagli spazi scanditi dalle agili colonnine, un attimo di raccoglimento: un momento per lo spirito, prima di rispondere alle lusinghe della buona cucina, che la locanda addossata all’abbazia riserva ai gitanti. E c’è chi, sedendosi a tavola, si lascia sfuggire la battuta che anche queste pietanze tipiche marchigiane inducono all’estasi mistica.


 
Appuntamento al 21 aprile
Per questo sabato, il Centro Turistico Giovanile Vallesina, con Slow Food Castelli di Jesi, organizza alla Locanda dell’Abbazia di Sant’Urbano una cena di beneficenza, a favore del Cinema San Paolo di San Severino danneggiato dal sisma. La cena (euro 30) sarà preceduta, alle 18,30, da una visita guidata all’abbazia con l’architetto Pacifico Ramazzotti. Info: Tel. 0733 1960186, cell.329 8628047/335 6482193/328 9647010.
 
Come arrivare
Conviene raggiungere l’Abbazia di Sant’Urbano lasciando la superstrada 76, all’uscita di Apiro-Mergo. Prendere la strada provinciale 2 verso sud, in direzione Apiro, fino a Contrada Esinante, alla biforcazione con la strada provinciale 117, da imboccare sulla destra seguendo le indicazioni stradali per Poggio S. Vicino. La località si trova circa a metà strada del bel percorso, nella valle San Clemente, che sale al monte San Vicino.
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