Arrivare a Esanatoglia per ricominciare
Fino alle placide sorgenti dell'Esino

Arrivare a Esanatoglia per ricominciare Fino alle placide sorgenti dell'Esino
di Lucilla Niccolini
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 1 Novembre 2017, 15:50
Gita d’autunno alle sorgenti dell’Esino. Per trovarle, non serve seguire l’intero corso del fiume. Basta arrivare in auto a Matelica e di qui allungarsi fino a Esanatoglia. Vi guida il toponimo, in cui “Aesa”, l’antichissimo insediamento, nell’800 è stato fuso con quello di Sant’Anatolia, la martire patrona. Il borgo, uno dei più belli d’Italia, è incastonato nella stretta valle di San Pietro, tra monte Gemmo e monte Cafaggio. Va percorso in tutta la sua lunghezza, a partire dalla Porta sant’Andrea: attraversiamo il centro storico, racchiuso tra mura medievali, dove ogni angolo riserva una sorpresa, fino alla Pieve romanica di Santa Anatolia, annunciata di lontano dal campanile, prima di proseguire la ripida ascesa fino alle sorgenti.



Nei luoghi dell’arte
Chiese e palazzi, restaurati dopo il terremoto del ‘97, non sono stati risparmiati dal sisma di un anno fa. Visitare Esanatoglia, come ogni paese del cratere, è anche segnale di un’attenzione speciale, oltre che esperienza bellissima tra natura e storia. Nella chiesa di Sant’Andrea troveremo l’ottocentesco organo del Colombati, che non è unico: l’altro, del ‘500, si conserva nell’ex convento di Santa Maria Maddalena. E nella chiesa di Santa Maria, ammireremo gli affreschi di Diotallevi di Angeluccio, pittore trecentesco nato nei paraggi, dove ha lasciato altri dipinti, tra cui quelli nelle chiese di San Domenico e della Misericordia. L’acqua sorgiva dell’Esino già è annunciata dalla Fontana di San Martino, con le sue due arcate a tutto sesto. Un sorso di quest’acqua è ristoratore, e attenzione: una fonte è per noi, l’altra per gli animali, riservata un tempo al bestiame, oggi agli amici fedeli a quattro zampe!
Dopo aver costeggiato la Casa delle Tre Porte, quella degli sposi, quella dei vivi e poi dei morti, è tempo di visitare Villa Varano, un complesso edilizio in cui ha sede il municipio, che conserva, negli affreschi del ‘400, la parata della famiglia dei da Varano, e scorci del borgo antico. Sono le cartoline d’epoca.
 
Il Verdicchio è qui
Su queste pendici si allungano i vigneti dai quali si ottiene il Verdicchio di Matelica. A tavola, è tempo di farsi servire “cotiche con i fagioli”, con pane abbrustolito e patate, prima di assaggiare le “favorite”, dolcetti secchi a base di anice, come le “ciarle”, o il “frostingo”.
Info www.comune.esanatoglia.mc.it



Le discese ardite
Un vero paradiso per gli appassionati di volo libero, il monte Gemmo con i suoi tre pizzi ospita ogni anno i campionati nazionali e mondiali di deltaplano e di parapendio. Prati verdi a perdita d’occhio e infiniti sentieri nei boschi accolgono chi preferisce tenere i piedi per terra, cercando funghi e tartufi.
 
Epicentro 11, per restaurare gli arredi di Casa Zampini
Undici artisti, un manipolo di coraggiosi giovani, hanno deciso di salvare l’arte. Quest’estate, nella casa rurale medievale di Palazzo, a due passi da Esanatoglia, hanno realizzato grandi quadri. Il panorama che si estende da quel piccolo fortilizio in pietra ha ispirato immagini bellissime. La vendita delle opere, all’asta online, servirà a contribuire al restauro degli arredi futuristi di Casa Zampini.
Info: Epicentro 11, via Alessandro Volta 5, Civitanova Marche. mail: info@epicentro11.it Tel. 0733817117.
Info www.facebook.com/epicentro11
 


L’abitazione futurista firmata da Pannaggi
Non è visitabile, Casa Zampini, l’unica abitazione interamente futurista, progettata e realizzata da quel pittore-architetto maceratese, Ivo Pannaggi che, su commissione di Erso Zampini, seppe dare consistenza di arredamento all’idea di Filippo Tommaso Marinetti. L’anticamera è in mostra alla Pinacoteca di Macerata; gli altri arredi, letti, tavoli e sedie dalle fogge spigolose e ardite, dopo il sisma sono ricoverati in un luogo protetto, in attesa dell’acquisizione da parte del Comune, e del restauro dell’edificio per farne un museo futurista.
 
Nell’area floristica protetta del Parco delle Vene
A picco sopra uno sperone roccioso, l’eremo di San Cataldo sorge sulle macerie di una antica torre di guardia. Lungo lo stradone che conduce all’eremo, ci si imbatte nel macigno di cui, secondo la leggenda, San Cataldo bloccò con una mano la rovinosa caduta sul paese. Dietro la chiesa, si allunga un sentiero che conduce a una grotta. Siamo nell’area floristica protetta del Parco delle Vene, da cui si sale alle sorgenti del fiume Esino sulle pendici del Monte Cafaggio. Vi guida il sussurrare dell’acqua, dove guizzano le trote, tra rocce e frasche.
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