Arcevia, via libera ad arte e scultura:
espongono i giovani da tutto il mondo

Arcevia, via libera ad arte e scultura: espongono i giovani da tutto il mondo
di Lucilla Niccolini
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Mercoledì 30 Maggio 2018, 13:02 - Ultimo aggiornamento: 5 Marzo, 21:24
Arcevia prima dell’800 si chiamava Rocca Contrada. Aggrappata com’è a nido d’aquila sulla sommità del Sasso Cischiano, a più di 500 metri d’altezza, fu rifugio nell’alto Medioevo alle popolazioni delle città romane di fondovalle devastate dai barbari. Nel nome aereo traspare il latino “arx”, fortezza. O forse “ars”, arte: deve averlo pensato l’architetto Ico Parisi, ideando un progetto da cui nel 2007 nasce Ar(t)cevia, “comunità esistenziale degli artisti”.
Dagli antichi ai contemporanei: lo scultore fabrianese Edgardo Mannucci scelse questa cittadina come sua ultima amata dimora. E il pittore tardomanierista Bruno Bruni ha deciso di chiamarsi “d’Arcevia”. Suoi, i grandi affreschi che decorano il convento di San Francesco, ora sede del Museo Mannucci dove, accanto alle sue opere - girandole di elettroni di ferro, occhi di cielo incastonati in vertigini di metallo - ogni maggio e fino a mezza estate si espongono le creazioni di giovani artisti da tutto il mondo. Sono opere dei migliori allievi di prestigiose Accademie che partecipano al Premio Internazionale di Scultura.



Anche i pittori
Poi, a partire dalla prima settimana di agosto, la cittadina diventa Ar(t)cevia: palcoscenico a cielo aperto dell’arte contemporanea, a gara con i pittori del passato, le cui pale d’altare decorano la Collegiata di San Medardo e le tante chiese. E Andrea, Giovanni e Fra’ Mattia della Robbia, Luca Signorelli, Simone Cantarini e il Sassoferrato, Claudio Ridolfi, Francesco di Gentile ed Ercole Ramazzani dal cielo contemplano perplessi le nuove frontiere dell’espressione. Ogni anno, tanti giovani artisti scelgono di scalare il Cischiano, ispirati da un panorama che, da ogni lato e da ogni turrita porta urbana, si squaderna davanti agli occhi. E la luce pura e trasparente valorizza le loro opere, in dialogo con l’eleganza della forma urbis attorno all’asse di via Mazzini e alla piazza Grande, dominata dal gotico palazzo Comunale.


 
Come arrivare
Dall’A14 si esce al casello di Senigallia e si prende la SP 360 Arceviese. Dalla superstrada SS 76, si esce a Moie, si segue la Sp 36 in direzione Serra de’ Conti. La città non è raggiungibile in treno: bus di linea dalle stazioni di Senigallia e Fabriano.
Info www.arceviaweb.it


 
I calcioni
I calcioni sono tipici fagottini, a base quadrata, di pasta ripiena di pecorino, zucchero e limone. Il colmo è tagliato a croce: durante la cottura al forno il ripieno dolce/salato si affaccia acquistando una ghiotta doratura. Da antipasto o rompidigiuno.
Info www.movingitalia.it/arcevia/piatti-tipici


 
Collegiata di San Medardo uno scrigno del Seicento
La Collegiata di San Medardo, sui resti della chiesa del Duecento, risale al Seicento. La chiesa, pianta a croce latina, una sola navata, conserva il Polittico di S. Medardo (1507) e il Battesimo di Gesù (1508) di Luca Signorelli, la Madonna del Rosario con santi (1642) di Simone Cantarini, opere di Claudio Ridolfi e di Ercole Ramazzani, artista locale allievo del Lotto; infine la Madonna col Bambino e santi di Piergentile da Matelica e Venanzio da Camerino (1529). Aperta tutti i giorni: 9-12; 15,30-19.
Info 0731.98456 - donsergiozandri@alice.it
 


Dagli eredi di Della Robbia la tradizione della ceramica
La tradizione della ceramica di Arcevia fu onorata nel ‘500 dagli eredi di Luca Della Robbia. Di Giovanni e del fratello Fra’ Mattia, suoi pronipoti, si ammira a San Medardo il dossale d’altare, in cui le bianche figure della Madonna col Bambino, dei santi e degli angeli sono allietate da festoni smaltati di frutta e fiori. Alla loro scuola sono attribuiti, sempre a San Medardo, anche un Crocefisso, le statue delle sante Caterina e Maddalena, il presepe di maiolica. Nella chiesa di S. Maria del Soccorso, si segnala l’Annunciazione di Fra’ Mattia.
 
Gli allievi di Accademie italiane ed estere
Fino al 30 luglio sono esposte al Centro culturale San Francesco di Arcevia le opere degli allievi di Accademie italiane ed estere, partecipanti alla XXV edizione del Premio internazionale di scultura, dal 1994 intitolato a Edgardo Mannucci, lo scultore che ad Arcevia si è spento nel 1986. Quest’anno sei sono le scuole che hanno presentato loro allievi: Urbino, Carrara, Napoli, San Pietroburgo e l’olandese Cibap. Vincitore quest’anno è Lorenzo Calogiuri, da Carrara. Con le loro opere, in mostra la personale di Noa Pane e del grande Andrea Salvatori.
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