Villa Pini, una tecnica mininvasiva
per operare la spalla e il ginocchio

Villa Pini, una tecnica mininvasiva per operare la spalla e il ginocchio
di Federica Buroni
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Martedì 29 Maggio 2018, 13:12 - Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 17:33
L’artroscopia come cura privilegiata di lesioni alle articolazioni, in particolare, alla spalla e al ginocchio. Una manna dal cielo per sportivi e non, considerando le patologie sempre più frequenti in questo ambito. Nelle Marche, Villa Pini a Civitanova Marche è uno dei centri di eccellenza, all’avanguardia su questa tecnica mininvasiva e dalla diagnosi certa. Proprio in questa struttura convenzionata, nei giorni scorsi, una sessantina di medici di famiglia, fisiatri, radiologi e ortopedici hanno partecipato ad un corso con tanto di live surgery. Un evento interamente dedicato alla cosiddetta cuffia dei rotatori della spalla e relative lesioni. «Abbiamo approfondito tutte le tecniche connesse, uno stage importante per far capire la semplicità e la praticità di questo sistema», fa sapere Stefano Albanelli, 48 anni, direttore scientifico del corso e componente dello staff del professor Raul Zini che opera a Villa Pini.

Villa Pini e l’artroscopia
Spiega Albanelli: «A Villa Pini, siamo in prima linea su questo fronte, con una media di 400 interventi annui solo per la spalla; siamo tra i più importanti centri in ortopedia e chirurgia artroscopia delle Marche». Dati alla mano, questa tecnica, molto innovativa ma anche complessa, è il fiore all’occhiello. È lo stesso medico a chiarirne i dettagli: «È una metodica dall’invasività ridotta al minimo e che permette, tramite due fori molti piccoli, di entrare nell’articolazione con una telecamera ad alta definizione. La diagnosi delle lesioni è certa, l’intervento dura circa mezz’ora». Ad oggi, si può applicare a qualsiasi «segmento scheletrico ma, soprattutto, al ginocchio e alla spalla». Non a caso, il corso, della durata di un giorno, è stato promosso proprio dagli esperti di Villa Pini. “Ha riguardato i metodi artroscopici e, poi, attraverso un collegamento diretto con la sala operatoria, è stato possibile assistere direttamente ad un intervento chirurgico”, dice Albanelli.

I vantaggi
La tesi è semplice: “Questa è la tecnica migliore per intervenire da un punto di vista chirurgico rispetto a quella tradizionale, cosiddetta a cielo aperto”, chiosa l’esperto. Ormai, “in questo ambito, l’artroscopia è la più diffusa perché poco invasiva e consente di riparare la lesione con una precisione millimetrica». Con questo sistema, frutto di anni di ricerche e di esperimenti, si possono curare varie lesioni ai tendini e trattare numerosi problemi e condizioni articolari. La tecnica, in particolare, può essere utile a studiare dolori articolari, rigidità articolari o gonfiori sempre di natura articolare ma anche lussazioni o lassità articolari. «Non è utile invece per l’artrosi, specie se è avanzata», ricorda Albanelli. Va sottolineato che questa tecnica non ha età nel senso che «anche un paziente anziano di oltre 70 anni può considerarsi un soggetto in grado di recuperare la funzionalità dell’arto e la qualità della vita». Naturalmente, «l’intervento deve essere supportato da una buona diagnostica e prevedere tutti i vari percorsi riabilitativi». Le percentuali di recupero sono buone. Dice infatti Albanelli: «Se la patologia viene inquadrata bene e trattata nel modo giusto chirurgicamente, nel 95% del casi c’è un recupero molto buono con l’eliminazione del dolore». Soddisfatti, allora, gli sportivi che potranno così riprendere la loro attività.

Focus su spalla e ginocchio
Chiarisce il medico: «La spalla ha tante patologie ma, in particolare, c’è la cuffia dei rotatori. Con l’artroscopia, però, si possono riparare vari tipi di tendini». Quanto al ginocchio, il metodo può consentire d’intervenire sulle cartilagini, anche in questo caso su tendini e legamenti danneggiati, si può rimuovere un tessuto infiammato.

Anche i dettagli sono importanti
I miracoli dell’artroscopia sono molteplici. I dettagli sono importanti. Tra le altre cose, infatti, è possibile rimuovere piccole sezioni di osso e cartilagine che, essendosi staccate, sono libere nell’articolazione. E’, inoltre, possibile drenare quantità eccessive di liquido sinoviale cioè il liquido che lubrifica l’articolazione. Il recupero, naturalmente, varia a seconda dei casi. Spiega Albanelli: “Per la spalla, per esempio, ci vogliono dai 3 ai 4 mesi di terapia, per il menisco circa un mese, per il crociato circa 3”. Tra le condizioni che si possono trattare con questa tecnica, ci sono anche le cisti di Baker, la spalla congelata cioè dolore e rigidità che gravano sulla spalla appunto, la sindrome del tunnel carpale, una sensazione di formicolio, intorpidimento e talvolta dolore di mano e dita, artofibrosi e cioè tessuto cicatriziale in eccesso, dovuto ad un trauma pregresso, che ostacola il funzionamento normale dell’articolazione. E poi ci sono gli speroni ossei che sono formazioni ossee abnormi che possono causare dolore persistente. Nell’elenco delle condizioni dove si può intervenire, è fondamentale ricordare anche la sinovite ovvero l’infiammazione del rivestimento interno dell’articolazione.
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