La terapia nutrizionale è un modello:
un'altra eccellenza per l'Inrca

La terapia nutrizionale è un modello: un'altra eccellenza per l'Inrca
di Federica Buroni
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Martedì 20 Febbraio 2018, 13:04 - Ultimo aggiornamento: 16:36
Ancora un’eccellenza per la sanità marchigiana: è la terapia nutrizionale domiciliare, attività svolta dall’Inrca di Ancona, da sempre all’avanguardia su questo fronte e dal 1997 sede del Centro di riferimento regionale per la nutrizione artificiale domiciliare. Dunque, un ulteriore settore di nicchia ma anche di grande richiamo per l’istituto di cura e ricovero per anziani del capoluogo.

Il centro di eccellenza
All’Inrca di Ancona l’attività viene svolta dal Dipartimento di Nutrizione clinica diretta da Paolo Orlandoni con la Claudia Venturini e con la collaborazione esterna di un team sanitario multidisciplinare composto da dietista, infermiere, farmacista, fisioterapista e logopedista ma anche da personale amministrativo e di ricerca. Oggi, il centro Inrca segue circa 250 pazienti anziani l’anno, con un’età media al di sopra degli 85 anni, spesso affetti da patologie neurologiche croniche e con un grado di autonomia limitato, che necessita di continua assistenza da parte dei familiari o dei badanti. «L’età avanzata, la multimorbilità e la scarsa collaborazione rappresentano tutti fattori di rischio per l’insorgere di complicanze – chiarisce Orlandoni -. Per questo dal 2005 è stato messo a punto un modello assistenziale domiciliare specifico per l’assistenza e monitoraggio intensivo del paziente anziano fragile, in nutrizione enterale ovvero tramite sondini».

La terapia
Una terapia fondamentale, soprattutto per alcune patologie. «Ne esistono alcune diffuse nell’età geriatrica come le demenze, la malattia di Parkinson, l’ictus, le malattie neurodegenerative, le neoplasie o le insufficienze d’organo, per cui è necessario ricorrere a metodiche di nutrizione artificiale», spiega Venturini. Un sistema, questo della nutrizione artificiale, tramite il quale è possibile garantire un adeguato apporto delle sostanze nutritive come proteine, zuccheri, grassi. Ma anche vitamine, sali minerali e, naturalmente, acqua. “Si tratta di un giusto apporto in base ai propri fabbisogni nutrizionali”, sottolinea il medico. La nutrizione artificiale prevede la somministrazione di principi nutritivi per via enterale ovvero, come chiarisce Orlandoni, “utilizzando l’apparato gastroenterico tramite l’inserimento di sondini naso-gastrici o la realizzazione di stomie (peg o digiunostomie)”. Ma non solo. La somministrazione, infatti, può avvenire anche per via parenterale e cioè, come spiega ancora l’esperto, “mediante l’impianto di cateteri venosi”. In genere, la nutrizione artificiale viene iniziata in regime ospedaliero e, quando il paziente è stabilizzato dal punto di vista clinico, può essere proseguita a domicilio. Il tutto, è la raccomandazione degli esperti, “dopo un’adeguata formazione del paziente stesso o dei familiari (o badanti) alla gestione delle diverse metodiche, così da prevenire complicanze”.

Come funziona
I dettagli sono chiariti da Orlandoni: «Il protocollo di assistenza, realizzato in collaborazione con un’azienda specializzata nei servizi sanitari territoriali, si caratterizza per l’accesso domiciliare mensile da parte di un infermiere e di una fisioterapista capace di rilevare il peso corporeo del paziente, anche allettato, mediante una particolare bilancia digitale e di eseguire un elettrocardiogramma tramite un’apparecchiatura ad hoc di telemedicina». Così’ «il paziente è periodicamente sottoposto a valutazione della deglutizione per verificare la possibilità di un’eventuale ripresa dell’alimentazione per via naturale». Il personale a domicilio, se necessario, può effettuare una videochiamata al medico che può eseguire un’immediata valutazione dello stato del paziente. «In questo modo si evita il trasporto in ospedale – dice l’esperto - e la videochiamata si è dimostrata spesso in grado di ridurre in modo significativo il rischio di complicanze metaboliche della nutrizione enterale domiciliare». Uno studio pubblicato sulla rivista europea di Nutrizione clinica ha messo in evidenza che i caregiver (familiari o badanti) dei pazienti seguiti con questo modello di assistenza apprezzano la visita mensile dello staff sanitario.
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