Con il Tai Chi e il Qi Gong tutti
vanno alla ricerca dell'equilibrio

Con il Tai Chi e il Qi Gong tutti vanno alla ricerca dell'equilibrio
di Alessandra Cicalini
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Martedì 2 Gennaio 2018, 16:02
Immaginiamoci come tanti televisori non sintonizzati: per stare bene, dovremmo solo imparare a captare dall’etere il segnale giusto per noi. A un risultato del genere arrivano con successo il Tai Chi e il Qi Gong, come spiega Pier Luigi Berettieri, responsabile del Centro di chinesiologia e osteopatia di Pedaso, inventore di un metodo di insegnamento tratto dal suo fondamentale incontro con il giapponese Kenji Tokitsu, diventato a sua volta maestro di Tai Chi dopo lunghi studi in Cina.

Significato di Tai Chi e Qi Gong
Prima di illustrarlo, Berettieri si sofferma sul significato della parola Tai Chi, ossia “armonia della forma”, che si raggiunge grazie al Qi Gong, ovvero gli esercizi più e meno statici che si eseguono durante una seduta. Il maestro ne sottolinea la grande varietà, alla quale il medesimo ha preferito una versione molto più circoscritta: «Ai miei allievi propongo solo cinque esercizi, tanti quante sono le dita di una mano, perché sono convinto che le cose semplici funzionano», afferma. Nel “suo” Tai Chi si va dunque dal pendolo, simulato con le oscillazioni di gambe e braccia, all’orso che si gratta la schiena, passando per la tartaruga che tira fuori la testa, l’uccello che spiega le ali, fino al drago, raffigurato da cerchi e otto descritti con le mani unite davanti al busto. In qualunque modo si eseguano le figure, man mano che le si ripetono, ci si sentirà sempre più a proprio agio.



Ritrovare il proprio centro
L’obiettivo finale è «trovare il proprio centro», dice ancora l’insegnante, che lega l’ultima parola alla medicina cinese. Quest’ultima suggerisce infatti di imparare a «riarmonizzare il corpo», miscelando bene «lo yn e lo yang» che abitano in ogni creatura vivente, rappresentati visivamente da «quel pesciolino doppio bianco e nero, con il pallino di opposto colore, ossia rispettivamente nero sul bianco e bianco sul nero - rimarca Berettieri - un po’ come succede nell’alternanza tra una giornata di sole pieno, in cui le ombre sono molto evidenti, e una di notte serena, in cui ci sono le stelle e la luna a interrompere il buio».
Oriente e Occidente, punti di contatto
In qualunque condizione fisica si stia, insomma, ci sarà sempre il modo di recuperare un proprio «equilibrio dinamico», fatto anche di «movimenti cellulari», dice sempre Berettieri, che dopo la laurea in Scienze motorie si è diplomato in osteopatia viscerale proprio per approfondire ulteriormente il legame tra Occidente e Oriente. «La medicina cinese parla di meridiani e individua nel rene l’organo vitale più importante, mentre la nostra embriologia ricalca il movimento a spirale», sottolinea l’insegnante di Tai Chi. Man mano che si ripetono gli esercizi proposti dal maestro, insomma, ci si allena ad ascoltare anche i micro-movimenti che avvengono nel nostro corpo.

Sì alla respirazione naturale
In questo senso, precisa ancora Berettieri, non c’è bisogno di curare la respirazione in maniera particolare: «Noi già respiriamo ed è la manifestazione del fatto che siamo vivi». Via via che si prende «coscienza del movimento interno», però, si respira meglio, aumentando la propria «capacità vitale grazie alla maggiore espirazione». A un risultato analogo arriva anche lo yoga, ma l’insegnante ribadisce la differenza di metodo proposto dal Tai Chi, aperto davvero a tutti proprio perché non richiede sforzi fisici di alcun tipo.

Sì al Tai Chi per tutti
«A seconda che si lavori con bambini o anziani, basterà semplicemente cambiare le modalità di esecuzione dei movimenti». Con i più piccoli, ad esempio, l’esercizio del “palo eretto” funziona solo se viene loro proposto sotto forma di gioco, come nel nostro “un-due-tre stella”. Gli anziani, invece, andranno semplicemente più lenti, il che alla lunga li renderà anche più veloci, oltre che più forti. A conferma del suo pensiero, Berettieri ricorda come i grandi maestri del passato erano partiti tutti da una situazione di malattia: «Mano mano hanno migliorato la loro capacità polmonare, quindi vitale, aumentando la loro forza», sottolinea.
In caso di malattie gravi, certo, il miracolo non esiste, però il maestro di Pedaso rimarca come «mantenere il livello energetico sempre alto» aiuti anche ad alleviare il dolore più insopportabile. È questa una ragione più che sufficiente per organizzare corsi aperti a tutti: «Da noi vengono persone dai 16 ai 70 anni», precisa il responsabile del centro di Pedaso. Ognuno esegue i movimenti per sé, secondo uno schema che il maestro ripete ad ogni seduta: «Dopo i cinque movimenti, intervallati da inspirazioni ed espirazioni, segue un esercizio statico che cerca di farti capire se stai sentendo il movimento». Man mano si riuscirà ad arrivare «al proprio centro», che per un anziano potrebbe semplicemente significare «muoversi a serpente per riuscire a raccogliere il mazzo di chiavi caduto per terra».



Tai Chi e agonismo
Per un giovane che magari pratica anche sport agonistico, invece, il Tai Chi ha un effetto altrettanto potente: «Si impara a diventare più precisi», sottolinea ancora Berettieri, il che vuol dire, indirettamente, migliorare di gran lunga la propria prestazione atletica».
Diventare maestri di se stessi
L’insegnante si rende però anche conto di vivere in una società dominata dalla velocità: «È pur vero però che molti dei nostri bambini oggi hanno problemi posturali e psicomotori, oltre che di concentrazione, che possono essere risolti praticando il Tai Chi», ribatte. Qualunque sia il nostro luogo di nascita, in definitiva, l’importante è riuscire a «trovare un comune denominatore tra le cose che hai intorno, diventando un po’ maestri di se stessi». Ed è davvero un auspicio prezioso per chiunque stia cercando un proprio durevole equilibrio.

La regola base
Disturbi d’ansia e neurologici possono essere tenuti a bada praticando il Tai Chi. Come? Puntando sull’equilibrio del corpo, il che significa, in altri termini, dimenticarsi pressoché di avere una testa. Alla consapevolezza di essere dotati anche di quest’ultima ci si arriva con il tempo, imparando pian piano a scoprire la spiritualità che è dentro di noi. «L’uomo è a metà tra la terra e il cielo, come dimostrano le chiese della cristianità, costruite spesso su preesistenti templi pagani», osserva Pier Luigi Berettieri, il responsabile del Centro di Chinesiologia e Osteopatia viscerale di Pedaso, ospite il prossimo 13 gennaio del Centro Vidya di Casabianca di Fermo, dove terrà uno stage di Tai Chi e Qi Gong (per parteciparvi, è necessario prenotarsi chiamando i numeri 338/8090046 oppure 334/3216867). «Nasciamo dal basso - dice ancora l’insegnante - ed è per questo che quando si aveva un maggiore contatto con la terra, c’erano tanti Leonardi nel nostro mondo». Per poter andare in alto, conclude Berettieri, «devi sapere andare in basso», come mostra il Tai Chi, movimento dopo movimento.
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