Nuovo composto sviluppa "proiettili"
per bloccare crescita del melanoma

Nuovo composto sviluppa "proiettili" per bloccare crescita del melanoma
di Giorgio Fabri
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Martedì 9 Gennaio 2018, 15:07
Bloccare la crescita del melanoma attraverso “proiettili” mirati. Un team internazionale di ricercatori, fra cui anche gli italiani dell’Università di Pavia, ha sviluppato un nuovo composto che inibisce con successo la crescita delle cellule tumorali della pelle, prendendo di mira specifiche proteine presenti solo in queste cellule.

I cambiamenti epigenetici
Nel corpo umano, ricordano i ricercatori, le cellule attivano e disattivano i geni attraverso delle modifiche chimiche che cambiano il Dna e le proteine correlate.
Questi cambiamenti epigenetici sono continui e sono al centro della trasformazione delle cellule sane in cancerose. Sono proprio queste alterazioni a contribuire alla capacità del tumore di crescere, oltre a rendere le cellule malate resistenti ai farmaci e ai trattamenti destinati a ucciderle. Il nuovo composto, Corin, mira specificamente a questi cambiamenti epigenetici nelle cellule, e potrebbe aiutare i pazienti senza effetti collaterali indesiderati, come si legge su “Nature Communications”.

Pochi farmaci disponibili
Attualmente sono ancora pochi i farmaci epigenetici a disposizione dei medici. I ricercatori della Boston University School of Medicine, della Johns Hopkins University, dell’Università di Pavia, dell’Harvard Medical School e dell’Università di Leicester hanno collaborato allo sviluppo di un composto unico, il Corin, che agisce specificamente per inibire la demetilasi e l’attività della deacetilasi nelle cellule.
Questa sostanza, spiegano i ricercatori, è particolarmente interessante come inibitore delle modificazioni epigenetiche perché ha una specificità a doppio bersaglio, che consente un targeting più selettivo dei complessi epigenetici nelle cellule trattate. Come un cecchino con un mirino speciale.
«Questo nuovo composto avrà un’efficacia significativa nei melanomi umani e in altri tumori, sia come terapia autonoma che in combinazione con altri farmaci mirati o di tipo immunitario», prevede Rhoda Alani della Boston University School of Medicine (Busm), fra gli autori della ricerca. Per valutare l’efficacia di questo nuovo composto, i ricercatori lo hanno testato per la prima volta utilizzando un sistema di coltura cellulare in vitro, quindi in un modello sperimentale per il melanoma. Così hanno visto che la sostanza inibisce significativamente la crescita delle cellule tumorali, senza tossicità apprezzabili.

Il futuro della nuova arma
Ma il futuro della nuova arma non sarà limitato al melanoma. I ricercatori ritengono che vi siano altre malattie, oltre ai tumori, influenzabili da terapie epigenetiche mirate. In particolare, le malattie immunomediate. «Si prevede che questo studio getterà le basi per lo sviluppo di una nuova classe di terapie oncologiche potenti ed efficaci, e per lo sviluppo di reagenti mirati agli eventi epigenetici nelle malattie immunomediate e in altre patologie influenzate a livello epigenetico», conclude Alani.
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