Il fiore della speranza e del coraggio
Contro il cancro con mamma Patrizia

Patrizia Barboni
Patrizia Barboni
di Federica Buroni
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Martedì 9 Maggio 2017, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 13:22
JESI - Un appuntamento con la vita. Domenica prossima, in oltre 3600 piazze d’Italia, torna l’Azalea della Ricerca dell’associazione italiana per la ricerca sul cancro. Saranno circa 20mila i volontari dell’Airc, che distribuiranno il prezioso fiore, in occasione della festa della Mamma nelle varie città del Belpase. L’obiettivo è quello di raccogliere nuovi fondi per i migliori ricercatori del made in Italy, impegnati a rendere sempre più curabili i tumori femminili. Malattie da cui, dunque, si può guarire, come è accaduto a Patrizia Barboni, una giovane mamma marchigiana, che si è curata proprio grazie alla ricerca, all’Istituto europeo di Oncologia di Milano, e ora è diventata volontaria di questa grande associazione. Esperienza significativa, tanto da trasformarsi in un impegno costante.

L’azalea della vita
A fronte di una donazione di 15 euro, sarà, dunque, possibile salvare nuove vite: questa pianta colorata, in più di trent’anni di storia, è ormai diventata il simbolo della salute delle donne consentendo di destinare fondi importanti per finanziare progetti di prevenzione, diagnosi e cura dei tumori femminili. Insieme alla pianta, i volontari Airc, domenica prossima, distribuiranno anche una guida molto speciale con informazioni dettagliate in tema di cure: dagli elementi da valutare nella scelta delle strutture cui affidarsi fino alla presentazione delle nuove ‘breast unit’, centri interdisciplinari di senologia che rappresentano una nuova opportunità di cura e assistenza per affrontare il tumore al seno con gruppi specialisti dedicati. In copertina, una testimonial d’eccezione: la ballerina e coreografa di fama internazionale, Carolyn Smith, presidente di giuria del programma “Ballando con le stelle”, che racconta la sua esperienza, legata alla malattia, parlando del tumore al seno che l’ha colpita due anni fa. Dice la Smith: «Il mio consiglio a tutte le donne che come me si trovano a combattere questa malattia è di non fermarsi nel primo ospedale che incontrano ma di accertarsi che sia effettivamente un centro specializzato nella cura dei tumori perché l’esperienza fa la differenza e può salvare una vita. Dobbiamo capire che un secondo parere medico, se il primo non ci convince, è un nostro diritto e non uno sgarbo che facciamo al medico».

La storia di Patrizia
Da malata a volontaria Airc. Una giovane mamma, 37 anni, in attesa della sua secondogenita, Gemma, scopre di avere un tumore al seno. Patrizia Barboni, maestra alla scuola primaria, è originaria di Castelbellino e vive a Jesi con il compagno e il primo figlio, Tobia. Proprio a Jesi, i medici le consigliano di rivolgersi a Milano, all’Istituto europeo di Oncologia dove conducono studi innovativi sul tumore al seno in gravidanza: a Milano, le propongono un ciclo di chemioterapia e poi l’intervento chirurgico. Risultato: la bimba nasce con parto naturale e oggi Patrizia è guarita. La scoperta del tumore avviene a 34 anni, nel 2013: un carcinoma mammario triplo negativo al seno sinistro.

La scoperta fortuita
Scoperta casuale, come spesso accade ma fortuita. «Ero incinta da 5 mesi – ricorda - , la diagnosi mi è stata fatta ad ottobre, a Jesi». Una storia come tante, quella di Patrizia, dove la ricerca, però, ha svolto un ruolo fondamentale. È lei stessa a riannodare i fili della memoria. «Mi sono accorta a settembre che c’era qualcosa che non andava: palpando il seno, ho sentito una pallina a quello sinistro. Sul momento, ho pensato fosse del latte, mi era già capitato con Tobia. Sono andata dalla ginecologa e mi ha subito raccomandato di fare accertamenti». Anche perché, come racconta Patrizia, la sua famiglia ha già avuto problemi di questo tipo: la madre ma anche la sorella del padre. «Mi sono subito preoccupata, ho svolto i primi esami clinici,a partire dall’ecografia, quindi l’ago aspirato». Un lungo peregrinare, quello di Patrizia, tra medici, visite e accertamenti e, alla fine, scopre di avere il tumore. Crescono così paure e dubbi.
«Il mio primo pensiero, in verità, è stato di non crederci, temevo soprattutto per la bimba, che avrei dovuto interrompere la gravidanza». Da Jesi a Milano, con gli esperti su questa materia. «Qui mi hanno rassicurato – dice Patrizia -; così ha iniziato a fare i cicli di chemioterapia, ne ho fatti 4, poi il 31 dicembre del 2013 ho interrotto e ho ripreso il 29 gennaio 2014». La cura ha funzionato e il tumore regredisce. Gemma è nata il 30 gennaio del 2014.

Il parto
«È stato un parto naturale e non ci sono stati problemi con la chemio: è sana». Dopo la nascita della bimba, Patrizia ha ripreso il ciclo delle cure fino ad aprile ma a Jesi. Quindi, alla fine, c’è stato l’intervento chirurgico. “«Il 26 maggio del 2014 mi sono operata: ho tolto entrambi i seni perché, dopo l’analisi del Dna, i medici si sono resi conto che anche l’altro seno poteva essere a rischio. Nello stesso intervento, poi, ho anche fatto le protesi». Dopo l’operazione chirurgica di asportazione dei seni e di ricostruzione, per Patrizia è iniziata la fase della progressiva guarigione. «Già, la cura ha funzionato», sottolinea contenta . Dopo questa esperienza, ha deciso di diventare volontaria Airc.

La ricerca
«Devo tutto alla ricerca e, del resto, ero già volontaria dell’associazione: nel 2004 ho venduto le azalee per la Festa della mamma. Se non ci fosse stata la ricerca, non avrei mai pensato che Gemma potesse farcela. Lei rappresenta la mia vittoria sulla malattia. La ricerca è una grande opportunità». Una storia importante, quella di Patrizia, volontaria Airc per promuovere un messaggio di grande speranza: con la ricerca, nuove vite e nuova speranza si alimentano. Basta una semplice donazione.


L'azalea della ricerca
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