L'esperto mette in guardia: «Attenti
alle cure alternative per l'artrite»

L'esperto mette in guardia: «Attenti alle cure alternative per l'artrite»
di Piero Lai
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Martedì 3 Ottobre 2017, 13:03
MILANO - «No alle verdure a foglia larga per curarsi dall’artrite reumatoide, attenti alle cure alternative». È il monito di Antonella Celano, presidente di Apmar, Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare, durante l’incontro a Milano ‘Artrite Reumatoide: una malattia dai mille volti. Dalla gestione della cronicità alla lotta alla forma precoce e aggressività. «La realtà ci descrive ritardi di 7, 12 mesi e più, tra diagnosi confondenti e pazienti che si curano per mesi con farmaci sintomatici», ha raccontato Celano. «Da un lato c’è la difficoltà per la persona a decifrare i segnali del corpo e interpretare il dolore e gli altri campanelli d’allarme. Dall’altro, c’è la difficoltà - continua Celano - per il medico di medicina generale, primo interlocutore del paziente, a indirizzarlo tempestivamente al reumatologo. Questo è dovuto anche alla mancanza, in molte aree del Paese, di una rete assistenziale efficace e di Pdta che garantiscano un accesso rapido alla visita specialistica. Al contrario, riuscire ad intercettare in tempo la malattia, con le cure oggi disponibili, vuol dire non rischiare l’invalidità e poter vivere una vita normale».

L’equilibrio
Dalla Celano la testimonianza di ciò che si prova nella quotidianità, «bisogna trovare un punto di equilibrio e convivere civilmente con la malattia, io ho imparato a conoscerla con il tempo, oggi cerchiamo di non darci fastidio l’un l’altra. È complicato affrontarla nel modo giusto, cioè ascoltare il medico, senza sentirsi medicalizzati e vivere una vita normale». L’artrite reumatoide colpisce 1 persona ogni 200, oltre 300mila soggetti in Italia, per il 75% dei casi di sesso femminile e nel pieno della vita attiva, fa sapere l’Associazione. Si calcola che in Italia oltre il 25% dei pazienti sia parzialmente limitato nel tempo libero e nel lavoro e il 4% sia affetto da disabilità completa. Rispetto ad altre forme di artrite, in quella precoce e aggressiva che interessa il 40% dei pazienti all’esordio, causa una maggiore disabilità e una più alta mortalità per manifestazioni extra articolari, in primis per patologia cardiovascolare che colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 50 anni, con una riduzione della sopravvivenza dai 3 ai 10 anni. Questi dati ci aiutano a comprendere quanto la diagnosi precoce possa cambiare le sorti dei pazienti.
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