"Chiedi al tuo dermatologo", seconda
edizione dedicata alla psoriasi

"Chiedi al tuo dermatologo", seconda edizione dedicata alla psoriasi
di Piero Lai
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Martedì 10 Aprile 2018, 13:08
Hai la psoriasi? «Chiedi al tuo dermatologo nuove risposte per la tua pelle. E per la tua libertà». È questo il messaggio lanciato da Novartis a tutti i pazienti che convivono con questa patologia cutanea, in occasione della seconda edizione della campagna “Chiedi al tuo dermatologo”: un’iniziativa che si propone di incoraggiare le persone con psoriasi a migliorare la qualità della loro vita e parlare con il proprio dermatologo, trovando la soluzione giusta per la propria pelle. La campagna è patrocinata dall’Associazione per la difesa degli psoriasici (Adipso) e dalle società scientifiche Adoi (Associazione dermatologi-venereologi ospedalieri italiani e della sanità pubblica) e Sidemast (Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse).

Le novità di questa edizione
La novità di questa edizione è il numero verde 800-949209: un call center gratuito, attivo dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 17, tramite cui gli utenti possono ricevere informazioni sul Centro Psoriasi più vicino a casa e indicazioni pratiche sulle modalità di prenotazione di una visita dal dermatologo. Inoltre, il sito www.lapelleconta.it si arricchisce di nuovi contenuti sulla patologia e su come affrontarla al meglio, e verranno lanciati anche due spot tv che raccontano la gioia e libertà delle persone che mostrano in pubblico la propria pelle, felici di aver raggiunto la clear skin (una pelle pulita da lesioni) e di tornare a vivere una vita normale. L’obiettivo della campagna - precisano da Novartis - è quello di attivare una sensibilizzazione che vada a coinvolgere il “sommerso”, ovvero tutti quei pazienti che per stigma o per rassegnazione non si curano e non si rivolgono a un dermatologo, figura che può aiutarli a vivere bene e in modo normale la propria vita. «Iniziative come queste sono importanti per le persone con psoriasi, poiché ribadiscono i loro diritti e li invitano a non arrendersi di fronte alle difficoltà che devono affrontare ogni giorno - osserva Mara Maccarone, presidente Adipso - L’84% dei pazienti è vittima infatti di umiliazioni e discriminazioni, il 43% si sente osservato in pubblico e al 41 % è stato chiesto se la malattia fosse contagiosa».

Una patologia cronica
«Riteniamo sia fondamentale che il dermatologo venga riconosciuto come lo specialista di riferimento quando si soffre di psoriasi - dichiara Piergiacomo Calzavara Pinton, presidente Sidemast - La psoriasi non è una problematica estetica ma è una patologia cronica e talora invalidante. Solo in Italia colpisce circa 1 milione e mezzo di persone che riportano lesioni cutanee che causano prurito, rossore, desquamazione e spesso si associano a dolori articolari e alterazioni». «I pazienti con la psoriasi sono tanti, ma probabilmente sono ancora pochi quelli che arrivano al dermatologo e che hanno bisogno di una approccio molto spesso multidisciplinare - ricorda Clara De Simone, dirigente di I livello Uoc Dermatologia, Policlinico Gemelli di Roma - La terapia del paziente psoriasico deve essere personalizzata e non soltanto idonea per le esigenze cliniche legate alla malattia cutanea in sé e alle implicazioni psicologiche, ma deve considerare anche tutte le comorbidità e le implicazioni dello stato di salute generale che il paziente può avere».

Diversi fronti di intervento
La modalità di intervento del dermatologo per la gestione e il trattamento della psoriasi si articola solitamente su diversi fronti: nei casi meno gravi si sceglie la terapia topica mentre in quelli più severi si ricorre alla fototerapia, ai farmaci sistemici o ai farmaci biologici. Le terapie biologiche e biosimilari sono modulatori della risposta biologica, realizzati in laboratorio. Rappresentano il campo nel quale si registrano le novità più interessanti. La loro capacità di interferire in modo selettivo nei processi immunologici determina una rapida efficacia terapeutica e ridotto effetti collaterali. «Grazie ai continui progressi della ricerca clinica oggi ci sono nuove modalità di intervento per la gestione e il trattamento della malattia - commenta Francesco Cusano, presidente Adoi - Compito del dermatologo è, fra gli altri, sviluppare un dialogo con il paziente che si fondi sulla reciproca fiducia e consenta quindi alla persona con psoriasi di condividere le aspettative per una qualità di vita migliore».
Una delle domande che i pazienti pongono ai dermatologi più di frequente è «Cosa posso fare per migliorare la psoriasì»? «Quello che consigliamo - risponde Marina Talamonti, dermatologa presso il Dipartimento di dermatologia diretto da Luca Bianchi al Policlinico Università degli studi di Roma Tor Vergata - è uno stile di vita corretto, a partire da un’alimentazione sana. Non è stato studiato che vi sia una correlazione tra alimentazione sbagliata e psoriasi, però sappiamo che un’alimentazione non corretta (ricca soprattutto di acidi grassi saturi) determina un aumento dell’infiammazione della psoriasi». Anche la sedentarietà è nemica del paziente psoriasico: «Indirizziamo i pazienti a praticare un’attività sportiva - consiglia la dermatologa - che aiuta da due punti di vista: sia da quello dello stress, sia perché fa sì che il paziente esca dal suo ambiente».

Il sole di primavera va preso con prudenza
Tanta voglia di primavera e di tintarella, per cancellare il pallore e il colorito grigio dell’inverno. Occhio, però, a non esagerare, perché non è vero che il sole primaverile non è così dannoso per la pelle come quello estivo. A smontare questa diffusa convinzione è il professor Antonio Costanzo, responsabile dell’Unità operativa di Dermatologia di Humanitas e docente di Humanitas University. «Il sole di primavera non solo non è innocuo - sottolinea - ma può essere anche più dannoso rispetto a quello estivo, dato che i raggi Uv raggiungono la loro massima intensità a partire da maggio e giugno, e non solo ad agosto, come si sarebbe portati a credere». Inoltre, «in primavera, la nostra pelle non è pronta per affrontare subito esposizioni prolungate ai raggi solari - spiega l’esperto - Questo perché le cellule che producono melanina, la sostanza che ci difende dai raggi Uv, e a cui dobbiamo l’abbronzatura, sono poco stimolate durante l’inverno e impiegano del tempo a riattivare le loro funzioni». E ancora, a sfavore dell’esposizione solare non protetta in primavera, «si aggiunge anche il fatto che quando la pelle si arrossa per l’azione del troppo sole - prosegue - rilascia particolari proteine denominate allarmine. Queste proteine sembrerebbero avere un ruolo determinante nello sviluppo di melanoma, un grave tumore della pelle che può manifestarsi, nelle fasi iniziali, come un piccolo neo».
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