Allarme diabete tra quei bambini
troppo dolci e nuove tecnoclogie

Allarme diabete tra quei bambini troppo dolci e nuove tecnoclogie
di Federica Buroni
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Martedì 13 Febbraio 2018, 13:30
Il Salesi diventa Centro di eccellenza per la cura del Diabete in età pediatrica e adolescenziale. Il prestigioso riconoscimento è stato attribuito dai massimi organismi mondiali nella cura del diabete sulla base di una serie di indicatori. Tra essi l’approccio multidisciplinare, il forte contributo alla ricerca scientifica, il livello di esperienza del personale che vi opera, la capacità di sorveglianza anche attraverso l’uso del registro di patologia, la stretta collaborazione con organismi nazionali e internazionali, l’aderenza ai più aggiornati protocolli di diagnosi e cura, oltre che gli ottimi risultati clinici.
 


Una malattia in crescita
A darne notizia è stata l’Associazione famiglie di bambini diabetici (Afaid Marche) che da oltre trenta anni, supporta le famiglie e affianca i medici nel complesso percorso che i più piccoli affetti da tale patologia sono chiamati ad intraprendere. Un rapporto stretto, per consentire al bambino o all’adolescente di prendere consapevolezza di quello con cui convive e imparare a gestirsi senza pericolo per una vita assolutamente normale. Una malattia in crescita quella del diabete che colpisce bambini e adolescenti. Nelle Marche, secondo i dati del Centro di Diabetologia Pediatrica del Salesi, sono 300 gli episodi segnalati: ogni anno, sono diagnosticati circa 40-50 nuovi casi. Osserva Valentino Cherubini, primario del Centro del Salesi di Ancona: «L’incidenza è in costante aumento, con un tasso di circa il 3 per cento per anno. Inoltre, negli ultimi 5-10 anni, anche nella regione, abbiamo cominciato a vedere bambini con il diabete di tipo 2, in eccesso di peso e con scarsa propensione all’attività fisica». Dati allarmanti, dunque, ai quali cerca di porre un freno proprio la struttura del Salesi, che da questo mese di febbraio può fregiarsi di un riconoscimento internazionale conquistato sul campo. Il Centro regionale di Diabetologia Pediatrica del Salesi è stato istituito con legge del 2009 e riconfermato nel 2015. Prevede una struttura complessa formata da un’equipe interdisciplinare di endocrinologi pediatri, infermieri, dietisti, psicologi, esperti del settore: insieme per un lavoro di rete integrato.
 
Il diabete che colpisce i bambini
Cherubini è chiaro: «Ci sono quattro forme: il tipo 1, il tipo 2, il diabete gestazionale, altre forme. Il più frequente in età pediatrica è il tipo 1, che raccoglie circa il 90-95 per cento di tutti i casi al di sotto di 18 anni di età». Questa forma, «si presenta generalmente con la chetoacidosi diabetica. Di recente, però, sono state diagnosticate anche altre forme tra i bambini e i ragazzi, le forme genetiche tra cui il Mody (Maturity Onset Diabetes of Young people), quelle dovute a sindromi e quelle secondarie a fibrosi cistica». Inoltre, «con l’aumento dell’obesità tra i bimbi, iniziano a presentarsi anche forme di diabete tipo 2, una volta solo appannaggio degli adulti».
 
I rischi e la prevenzione
Chiarisce Cherubini: «Il diabete compare in modo inaspettato. I sintomi sono: sete intensa, aumento del numero di minzioni giornaliere ovvero i bimbi fanno più pipì del solito, anche di notte, la stanchezza e il calo di peso, nonostante l’aumento dell’appetito. Compaiono, poi, sonnolenza, forte spossatezza, mal di pancia, respiro affannoso fino al coma diabetico per chetoacidosi, una condizione grave che mette a rischio la vita stessa del bambino”. La chetoacidosi è tipica del diabete tipo 1. “Chetoacidosi diabetica significa che il Ph del sangue scende al di sotto di 7,30 mentre normalmente è 7, 345. Se il ph scende sotto il 7,10, ecco la chetoacidosi in forma grave». Quest’ultima si può prevenire con la campagna di sensibilizzazione «con i medici di base e i pediatri che, in ambulatorio possono usare lo stick glicemico o, se questo non è possibile, bisogna inviare i bimbi in farmacia dove si può fare questo esame».
 
Le cure in età pediatrica
«Grazie all’insulina – dice Cherubini - la vita di un diabetico può essere simile a quella di chi non ha il diabete. «È necessario - prosegue - fare controlli glicemici frequenti e adattare le dosi di insulina al fabbisogno giornaliero”. L’andamento della glicemia nella persona con diabete “dipende, oltre che dalla terapia insulinica, anche da fattori come l’alimentazione, l’attività fisica, lo stato di salute, lo stadio puberale e le emozioni”. Tutte queste variabili fanno sì che si ci sia un approccio diverso. Insomma, “questa persona deve modificare le dosi di insulina, adeguare l’attività fisica e l’alimentazione in funzione di molti fattori”.
 
Le novità tecnologiche
Negli ultimi anni il Salesi è stato tra i primi centri italiani ad usare le due tecnologie più innovative oggi a disposizione per i bimbi con diabete: il sensore glicemico e il microinfusore d’insulina. Mentre il primo misura in modo continuo la glicemia, evitando le frequenti punture del dito del bambino per lo stick glicemico, il microinfusore infonde insulina riducendo molto le somministrazioni con la siringa. L’uso combinato di entrambi gli strumenti prefigura il pancreas artificiale, aiutando a migliorare il controllo della glicemico e la qualità della vita.
 
Costa circa il 10% del bilancio del Ssn
Quanto costa al servizio sanitario il diabete? Non poco, anzi. Stime nazionali e internazionali confermano che circa il 10 per cento del bilancio del servizio sanitario nazionale è devoluto al diabete e alle sue complicazioni. Insomma, non certo spiccioli. Cifre alla mano, oltre il 90 per cento di queste spese sono dovute ai costi per la cura delle complicazioni croniche tra cui malattie cardiovascolari, la nefropatia, la retinopatia, la neuropatia diabetica e ai ricoveri ospedalieri che tutte queste complicanze comportano. Oggi possiamo prevenire tutta questa serie di complicanze attraverso una corretta educazione terapeutica. Proprio l’educazione terapeutica, portata avanti da equipe specializzata e costantemente aggiornata , consente alle persone con diabete una vita lunga come quella di chi non ha questa malattia ed ha un costo decisamente contenuto. La vera sfida futura della diabetologia pediatrica e, di conseguenza dell’adulto, è di investire nell’educazione terapeutica.
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