Abuso degli strumenti tecnologici:
gli adolescenti sono più a rischio

Abuso degli strumenti tecnologici: gli adolescenti sono più a rischio
di Franco Limido
5 Minuti di Lettura
Martedì 13 Marzo 2018, 12:36
L’impatto che lo sviluppo delle tecnologie, l’utilizzo della rete, degli smartphone e il loro uso eccessivo possono avere in periodi sensibili dello sviluppo cerebrale come il periodo adolescenziale non sono ancora pienamente valutabili. «L’adolescenza è un periodo centrale del percorso di sviluppo individuale» spiega Francesca Merzagora, presidente Onda, «che richiede la stessa attenzione dell’infanzia, è una transizione neurobiologica fondamentale per dare forma al cervello adulto. Il ruolo della famiglia è centrale per individuare i rischi a cui sono esposti gli adolescenti come l’abuso di nuove tecnologie che prima del sonno impatta negativamente sui circuiti cerebrali alterando il ritmo sonno-veglia».

I concetti di tempo e spazio
La tecnologia comporta una modificazione dei concetti di tempo e spazio, permettendo di osservare una profonda accelerazione dei ritmi di vita e allo stesso tempo riducendo le distanze. «Tutto questo comporta una sovrastimolazione sensoriale», chiarisce Gemma Lacaita direttore socio-sanitario della Asst Fbf-Sacco di Milano. «Gli adolescenti di oggi sono stati correttamente definiti nativi digitali, prosegue Claudio Mencacci, direttore Dipartimento Neuroscienze e salute mentale dell’Asst Fbf-Sacco di Milano e autore, insieme a Giovanni Migliarese, del volume “Quando tutto cambia. La salute psichica in adolescenza” edito da Pacini Editore. «Questa terminologia sottolinea che l’adolescente vive il proprio sviluppo identitario in un mondo in cui uno degli aspetti centrali è rappresentato dalla tecnologia. Diviene quindi fondamentale cercare di comprendere quale possa essere l’effetto di questi strumenti nel percorso di modellazione cerebrale adolescenziale».

Un utilizzo ubiquitario
L’utilizzo della tecnologia è ormai ubiquitario negli adolescenti italiani. I dati Istat segnalano che quasi il 95% dei ragazzi tra I 14 e 19 anni utilizza Internet. Gli studi internazionali segnalano che l’utilizzo della tecnologia può diventare problematico in una percentuale compresa tra l’1 e il 4% circa di questi ragazzi. In Italia sono stimati in 300 mila tra i 12 e i 25 anni quelli con dipendenza da Internet. Ragazzi che sviluppano una vera e propria dipendenza da Internet o dal gaming o dai social network, possono farlo a discapito anche della propria vita reale, scolastica e di relazione rischiando di isolarsi. In Italia oggi vivono circa 8 milioni e 200 mila giovani tra i 12 e i 25 anni. Una platea ampia di ragazzi su cui sarà costruito il nostro futuro. Di questi circa il 10% (dati Istat) si dichiarano globalmente insoddisfatti della loro vita. È a questi 800 mila giovani che bisogna prestare attenzione facilitando il riconoscimento di tutti quei fattori “tossici” che possono favorire l’esordio e il mantenimento di patologie psichiche.

Gli aspetti tossici
Ma quali possono essere gli aspetti tossici a cui prestare attenzione? Accanto a fattori ubiquitariamente riconosciuti (sostanze stupefacenti, stress, maltrattamenti e violenza, abusi) negli ultimi anni sempre più attenzione è stata posta al possibile ruolo della tecnologia. Gli adolescenti di oggi sono stati correttamente definiti “nativi digitali” e vivono il proprio sviluppo identitario in un mondo in cui uno degli aspetti centrali è rappresentato dalla tecnologia. Quale può essere l’effetto di questi strumenti nel percorso di modellazione cerebrale adolescenziale, soprattutto in caso di eccessiva esposizione a questi mezzi? Nella letteratura internazionale sono presenti numerosi studi che segnalano gli effetti sullo sviluppo cerebrale dell’utilizzo eccessivo di smartphone, gaming, Internet e social network. Un dato interessante, seppur preliminare, deriva dal riscontro di vere e proprie modificazioni della materia bianca (prevalentemente dei fasci di connessione cortico-subcorticali) in ragazzi con dipendenza marcata da smartphone.

I rischi legati all’autismo
Alcuni studi hanno segnalato rischi elevati per soggetti con forme di autismo. Per molte di queste persone la tecnologia rappresenta una fonte enorme di conoscenze negli ambiti settoriali di interesse e rischia dunque di ricevere un super-investimento. L’utilizzo eccessivo di questi strumenti può riempire il vuoto che deriva dalle difficoltà a livello socio-relazionale, creando una sorta di stabilizzazione, di falso equilibrio, che porta a forti crisi quando viene ad essere interrotto. Anche l’Adhd (disturbo da deficit di attenzione) è stato correlato alla dipendenza da Internet e, in modo ancora più chiaro, da gaming. La struttura stessa di alcuni giochi, con “l’incentivo a raggiungere il livello successivo”, è estremamente attraente per ragazzi dipendenti dalla ricompensa. L’esposizione eccessiva alla tecnologia è stata correlata anche a un peggioramento sintomatologico nei bambini e negli adolescenti con Adhd, e alcuni dati preliminari segnalano effetti cognitivi della stessa.

La sovrastimolazione sensoriale
La tecnologia implementa quindi alcune forme di apprendimento e alcune competenze cognitive a discapito di altre. «La presenza ubiquitaria della tecnologia provoca quella che potremmo definire come una vera e propria sovrastimolazione sensoriale», spiega Mencacci. «I ragazzi sono sempre esposti a micro-stimolazioni attraverso gli smartphone. Alert, messaggi, like tendono a creare uno stato di allerta, con conseguenze che si riscontrano sull’attenzione, sulla memoria e sui ritmi del sonno. Quasi il 90% dei ragazzi riferisce di aver sperimentato il fenomeno della “vibrazione fantasma” ovvero del falso allarme di ricezione di un messaggio sul cellulare».

Il piano d’azione dell’Oms risale ormai al 2005
Giovanni Migliarese coautore del libro e responsabile del Centro Adhd Adulti della Asst-Fbf-Sacco ricorda che L’Organizzazione mondiale della sanità ha presentato ormai nel 2005 un piano d’azione finalizzato a favorire la salute mentale, riconosciuta finalmente tra i capisaldi del benessere individuale. Questo riconoscimento parte dal riscontro che le malattie psichiche portano importanti conseguenze per il funzionamento individuale e per la qualità di vita, con impatto non solo sul benessere del soggetto ma anche su quello della società. Alcune azioni sono mirate a ridurre i fattori di rischio correlati alla slatentizzazione dei disturbi psichici, mentre altre sono tese a migliorare gli stili di vita e a rendere più efficaci i fattori protettivi. Alcuni periodi della vita necessitano di particolare attenzione, poiché estremamente sensibili a fattori patogeni e perché l’intervento in queste fasi permette di ridurre gli effetti deleteri delle patologie sul lungo termine. Molti studi hanno segnalato gli anni della prima infanzia come centrali nello sviluppo della salute psichica individuale, ma è ormai assodato, come segnalato da diversi studi, che bisogna tenere alta la guardia anche negli anni dell’adolescenza che risulta un periodo di fondamentale transizione neuro-biologica oltre che psicologica. In questi anni infatti il cervello si modella, si definiscono le reti di connessione neurale, permettendo all’individuo di acquisire competenze cognitive, relazionali e affettive, che rimarranno sostanzialmente stabili nel resto della vita.
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