Le mani che portano al sollievo
Ecco tutti i consigli di Calcinaro

Le mani che portano al sollievo Ecco tutti i consigli di Calcinaro
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Martedì 17 Ottobre 2017, 19:35
Una brutta giornata? Quasi quasi mi faccio un massaggio. Si potrebbe modificare così il testo della celebre canzone di Giorgio Gaber, nella quale si ironizzava sui guasti della pigra modernità con un’indimenticabile descrizione dei benefici prodotti dall’insaponamento della cute. Perché se è vero che starsene sdraiati su un lettino a farsi manipolare diventa spesso indispensabile in presenza di mal di schiena o altre patologie dell’apparato muscolo-scheletrico, anche chi non lamenta dolori ne trarrà quasi sempre benefici.

«La quotidianità ci disintegra», considera infatti Alessandro Calcinaro, masso-fisioterapista e massaggiatore sportivo di Fermo, membro ufficiale della Commissione medica fisioterapica per la Federazione di ginnastica italiana. «Molte persone sono affette da rigidità muscolari indotte da posture scorrette - prosegue il massaggiatore - il che significa predisporsi alla lunga a sofferenze più serie ai danni di muscoli e psiche. Il principale beneficio del contatto tra terapista e paziente è il rilassamento psicologico», precisa ancora Calcinaro, di qui il suo suggerimento: «L’ideale sarebbe un massaggio a settimana». Chi gli darà retta, però, sappia di andare incontro al rischio di non poterne più fare a meno. Una volta riattivata la circolazione del sangue e aver dato una bella scossa anche al sistema linfatico, infatti, ci si sentirà più elastici e vigili, grazie alla migliore capacità del proprio organismo di espellere le sostanze tossiche. «Il massaggio riduce l’ansia e la tensione», rimarca il terapista, di qui la grande diffusione di questo genere di trattamento «in funzione anti-stress».

Prima di sottoporsi a sedute massoterapiche, però, è bene essere certi di avere di fronte una persona competente: «I trattamenti terapeutici richiedono il certificato medico», rimarca Calcinaro, che prima di mettere le mani su un potenziale paziente, avvia un colloquio conoscitivo, detto in gergo tecnico «bilancio analitico», fatto di una fase visiva e una tattile. «In ogni tipo di massaggio è previsto all’inizio lo sfioramento leggero», spiega il massaggiatore. Basta, in altri termini, solo il tocco delle dita per comprendere la natura del problema. «Dopodiché si passa alle frizioni, ossia al massaggio profondo - aggiunge - quindi all’impastamento». Quest’ultimo, precisa, «somiglia molto all’atto che si compie per fare il pane» e serve a «convogliare tutto quello che abbiamo messo in moto verso le zone di scarico». Prima si insiste su ciò che non va, insomma, poi si riattiva ciò che va sciolto, infine si butta via ciò che non va.

La trafila descritta implica l’impossibilità di stabilire una durata standard per il singolo trattamento. «Sotto i dieci minuti difficilmente si scende». Diversa è invece l’intensità del massaggio sportivo, che, specifica Calcinaro, «cambia a seconda se lo si esegua prima o dopo la gara». Nel primo caso, quest’ultimo sarà «molto dinamico, veloce e breve», riferisce, nel secondo «molto lento, profondo e defaticante». Tra gli atleti è inoltre molto comune una quarta fase della manipolazione, che procede per «percussioni, vibrazioni e battiture», utile anche nel caso di «affezioni polmonari perché capaci di favorire l’espettorazione», spiega il fisioterapista. Oltre a ossa doloranti e muscoli contratti, in sostanza, gli organi che traggono giovamento dal massaggio sarebbero quindi anche polmoni, visceri e cute e più in generale tutto il sistema metabolico.
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