Siviglia, non più soltanto pantaloni
Si punta forte anche sugli accessori

Siviglia, non più soltanto pantaloni Si punta forte anche sugli accessori
di Massimiliano Viti
3 Minuti di Lettura
Giovedì 29 Giugno 2017, 11:16
Siviglia, il pantalone made in Marche, torna a correre. Sviluppo del mercato italiano, ampliamento dell’export, brand extension e ecosostenibilità sono i quattro pilastri della crescita della Spazio11 che produce abbigliamento uomo e donna del brand Siviglia (la cui distribuzione è affidata al gruppo Gilmar) e la linea Siviglia Kids. L’azienda ha chiuso il 2016 con ricavi a 20milioni di euro (+5% rispetto all’anno precedente), con un export che, crescendo dell’11%, è arrivato a generare il 30% del fatturato. Complessivamente, il 70% del fatturato arriva dai pantaloni.

Come è cominciato tutto?
«Il brand Siviglia è stato creato nel 2006, che dopo oltre 30 anni di produzione per grandi griffe, ha deciso di mettersi in proprio e di creare questo brand, ispirandosi alla città spagnola».

Ma subito dopo arrivò il difficile, vero Sauro Bianchetti...
«Già... Pensavo fosse il periodo migliore per fare questo salto. In effetti fu così ma poi arrivò la crisi che ci colse nel massimo momento di esposizione: molti investimenti con gli incassi che diminuivano non per colpa nostra. Nel 2013 il nostro fatturato era di 42 milioni di euro, con una distribuzione di circa mille negozi in Italia. Sono stato costretto a tagliare 300-400 negozi perché o chiudevano o erano insolventi».

Come è ripartito?
«Consolidando il mercato italiano e stringendo un rapporto più diretto con i negozianti. La crisi è stata anche un’opportunità per affacciarsi al mercato estero. Abbiamo cominciato ad investire con collezioni più internazionali. Giappone, e Asia in generale, ed Europa sono i mercati che stanno rispondendo meglio».

La produzione è made in Italy?
«Per il 90% è made in Marche. Abbiamo qualche laboratorio in Puglia e ora nel Nord Abruzzo per gli accessori».

È difficile il reperimento della manodopera?
«Sta cominciando ad esserlo. Purtroppo non c’è il ricambio generazionale e stiamo perdendo le competenze. Se non ci sarà una inversione di tendenza, fra qualche anno saremo costretti a spostare la produzione altrove».

Quali sono le novità nella collezione Siviglia estate 2017?
«Abbiamo voluto alleggerire il peso con materiali nobili, naturali e ecosostenibili. Pensando all’export, i pantaloni hanno volumi più ampi e sono più morbidi. Abbiamo modelli con pinces e coulisse. I colori sono ovviamente naturali, bianco, ecru, acquamarina fino al militare».

Come declina nella sua azienda l’ecosostenibilità?
«Con il non utilizzo del cloro o con il ritorno all’antico metodo della cenere per fissare colori e stampe per esempio. La collezione per l’estate 2018 comprende alcuni capi certificati per la non tossicità e il basso impatto ambientale dei trattamenti. Un’attenzione particolarmente apprezzata e premiata dai mercati internazionali».

E la collezione per il prossimo inverno?
«La parola d’ordine resta quella dell’estate 2017: alleggerire. Poi l’utilizzo di tessuti più compatti e corposi come il ritorto. Tessuti che più vengono lavati e più acquistano fascino. I colori? I toni del verde e del bruciato».

Quali sono i progetti per il futuro?
«Abbiamo lanciato linea di accessori: una sneaker in pelle da uomo, zaini e borse dove la pelle viene mixata con i tessuti delle nostre confezioni. In programma c’è anche l’opening del primo monomarca Siviglia a Milano, nel cuore del quadrilatero della moda, fondamentale per lo sviluppo dell’export. Lo store sarà il primo di una serie di negozi che guideranno l’espansione del brand, oggi distribuito in oltre 860 multimarca nel mondo».

Cosa vuol dire avere l’azienda nelle Marche?
«Vuol dire poter contare sulla professionalità storica nel settore moda. In ambito produttivo il polo marchigiano è ambito da molti brand. Il problema sono i costi perché nel napoletano o in Puglia sono inferiori. Poi siamo testardi, lavoratori e volenterosi, qualità che aiutano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA