Dagli scarti pezzi unici e numerati:
che meraviglia le borse Teabag1928

Dagli scarti pezzi unici e numerati: che meraviglia le borse Teabag1928
di Domenico Ciarrocchi
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Giovedì 30 Novembre 2017, 15:45
Sarà la nostalgia di quel ticchettio famigliare della macchina da cucire. O la voglia di (ri)mettersi in gioco. La piccola grande sfida di Stefania e Federica è tutta lì, in una pezza di tessuto scelta con cura, una ricerca maniacale sui modelli. Una borsa. Tante borse. I loro prodotti ora sono sul web e in vendita in alcuni negozi, le loro idee straripano dalla rete e stregano la clientela con un’impresa vecchia e nuovissima insieme, declinata al femminile. Stefania è Scaradozzi, Federica è Migliarini, l’idea parte da Ancona e a mano a mano si espande in tutte le Marche facendo leva su quegli ampi territori dove un tempo regnava la pelletteria e ora si fanno i conti con un’economia che cambia troppo in fretta.


 
Il logo
Il filo rosso che le unisce è il logo Teabag1928, la scommessa vincente parte da una parola magica: il recupero. Quello dei materiali e della lavorazione. E quello, ancor più importante, delle persone. «Teabag1928 - raccontano - nasce nel 2014, siamo noi che realizziamo borse dallo stile contemporaneo e ricercato, ma utilizzando sempre e solo avanzi di lavorazione di tappezzerie e pelletterie, fine serie di tessuti, campionari dismessi». Sono materie per una produzione dalla vocazione artigianale e una commercializzazione che abbatte i costi attraverso il tam tam della rete.
 


Il territorio
In epoca di delocalizzazioni «sentiamo la necessità - ribadiscono - di ritornare a una dimensione territoriale, votata al coinvolgimento di manodopera locale, per lo più femminile e over 40, con una manualità abile ma, purtroppo, afflitta dalla crisi». Il lavoro è semplice e complesso allo stesso tempo: si acquistano le pezze di tessuto avanzi delle lavorazioni, si compie una ricerca sui modelli, si crea il cartamodello per il modello, si taglia, si cuce e si imbastisce e, quindi, si propone alla rete e ai negozi individuati per le Teabag1928. Sono pezzi unici: nessuno uguale a un altro. Numerati. Per un’idea partorita, come spesso accade, da un fallimento. «Mi occupavo - ricorda Scaradozzi - di strategie di comunicazione e, a 50 anni, mi sono ritrovata con un progetto che mi aveva portato via due anni di lavoro e che era saltato all’improvviso. Per stargli dietro avevo anche rinunciato a opportunità molto importanti. A quel punto, o mi buttavo sotto un treno o sfruttavo le mie conoscenze lavorative per progettare qualcosa di nuovo, annusando l’aria e capendo che era il momento del recupero». Facile intuire - e per fortuna - la scelta della seconda strada, il coinvolgimento di Federica Migliarini e la nascita di una specie di bottega artigiana come quelle del tempo che fu, un laboratorio dove sentire il rumore delle macchinette, il chiacchiericcio delle sarte, il profumo delle stoffe e della passamaneria. Una bottega antica dei tempi moderni, dove ci si connette, si cerca, si arriva a scoprire un mondo dal sapore lontano, un prodotto che sa di artigianato ma anche di new economy: bastano pochi click e la Teabag1928 passa dalle mani della sarta che l’ha confezionata al corriere che la consegna.
 


L’idea
Un lavoro nel quale l’idea artigianale va a nozze con la creatività 3.0: «Siamo bottega ma anche on line, apprezzate e ricercate, note per il recupero attento, il riuso dei materiali, la voglia di investire in persone e territorio di appartenenza». Le Marche per scelta, non per ripiego. Le due artigiane-imprenditrici si dividono i compiti e vanno alla conquista del mercato. «Occorre procedere - rimarcano - a passi da bimba. Non abbiamo avuto aiuti o sovvenzioni, abbiamo fatto tutto con le nostre forze. Ma le cose o si fanno bene o non si fanno». E perché Teabag1928? «Tea - chiosa Stefania - è la rosa preferita di mia madre Carla e 1928 la sua data di nascita. Sono cresciuta con il rumore di sottofondo della sua Singer». Appunto.
 
Al primo anno già vince un premio
Nell’anno della nascita, il 2014, la Teabag1928 vince il premio della Camera di commercio per “Impronta d’impresa innovativa, new made in Italy”. Un riconoscimento che spinge le due donne a puntare sempre più sulla qualità del prodotto e le loro scelte. Per la lavorazione si parte da Ancona e si coinvolgono territori vocati a questo tipo di attività. C’è Jesi, c’è Trodica di Morrovalle, nel Maceratese. Un piccolo, grande modo di fare impresa e di fare rete, con intelligenza e passione. Un modo di trasformare la teoria della resilienza, tanto dibattuta ma solo a parole, a pratica vera.
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