Azzolari e le generazioni di sneakers
«Hogan è al top ormai da 30 anni»

Sergio Azzolari e Martina Colombari
Sergio Azzolari e Martina Colombari
di Massimiliano Viti
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Giovedì 13 Luglio 2017, 15:45
È stato nominato general manager di Hogan (e di Fay) nel novembre 2016, in un momento molto particolare del brand di casa Tod’s che attende ancora l’arrivo di un direttore creativo. Molte sono state le novità introdotte: tre mesi fa “Hogan by you”, il nuovo progetto made-to-order, poi è arrivata la collaborazione con Aston Martin e la struttura ad hoc per il bambino nata dalla sinergia tra Hogan e Fay. Per Sergio Azzolari le sfide sono appena cominciate...

Come giudica l’attuale situazione di mercato in casa Hogan?
«È in espansione soprattutto per quello che riguarda l’export, Asia in particolare. A livello di stile stiamo vendendo bene le maxiplatform e devo dire che stiamo diventando un brand di riferimento dal punto di vista stilistico perché vedo che molti brand traggono ispirazione dai nostri modelli».

E il mercato italiano come va?
«C’è molta competizione dal punto di vista dell’innovazione di prodotto, della novità. Ma su questo Hogan è pronto».

Il mercato delle sneaker appare molto difficile e competitivo....
«Sì c’è molta offerta. Ci sono marchi che nascono dal nulla col nulla e sfondano e ci sono altri marchi che avrebbero tutte le carte in regola per fare successo ma non riescono ad attecchire. E’ un mistero. Attualmente va molto l’ibrido, l’uscire dalle righe».

Novità a livello stilistico per le prossime stagioni?
«Oltre all’ibrido, c’è lo sport retrò: retrò basket, retrò volley, ecc».

Ma quanto durerà la sneakermania?
«Difficile dirlo. Anni fa si diceva che la moda della sneaker stava per finire. Oggi possiamo dire invece che non appare ancora all’orizzonte il ritorno di una scarpa col fondo in cuoio. Ormai si indossa la sneaker anche sotto un abito formale, complice Hogan che l’ha sdoganata 30 anni fa. Sa cosa è successo? Che con la sneaker abbiamo viziato i consumatori i quali, quando scelgono una scarpa ora mettono la comodità al primo posto».

Un futuro pieno di sneaker favorirà anche Hogan...
«Sicuramente puntiamo ad uno sviluppo. In particolare siamo un brand multicanale ma vogliamo diventare un brand omnicanale. Stiamo investendo nell’e-commerce, nei canali social e stiamo rilanciando i punti vendita con un nuovo concept retail, il primo dei quali verrà inaugurato a settembre in via Montenapoleone a Milano. Apriremo punti vendita in franchising in Cina e Medio Oriente. Cerchiamo di fare passi concreti in base ai mercati perché non è vero che quello che funziona in Italia funziona anche all’estero».

Si spieghi meglio...
«Semplice, bisogna studiare a 360 gradi ogni mercato prima di affrontare una sua penetrazione. Poi è vero che, parlando di costi, più massimizzi e meno spese avrai a fine anno».

Investite sui social per puntare ai Millennials?
«Più che Millennials parlerei di generazione C, sempre connessa, indipendentemente dall’età».

Hogan e Fay hanno creato una struttura ad hoc per il bambino: perché?
«Perchè crediamo in questo segmento di mercato e vogliamo che cresca fino ad arrivare a pesare tra il 10% e il 15% dei ricavi al massimo entro cinque anni. Pensiamo che un brand possa rafforzare l’altro. Stiamo valutando l’opportunità di creare un concept multibrand per raccontare il nostro mondo kid in Asia e Medio Oriente sotto un’unica insegna e magari anche prima nei principali department store internazionali. Inoltre vogliamo fidelizzare il cliente e educare il bambino al lusso ma in maniera inclusiva ed empatica».

Una curiosità: la Hogan è la scarpa più contraffatta d’Italia: cosa fate per combattere il fenomeno?
«La contraffazione è uno smacco per il consumatore finale inconsapevole e fa del male alla nostra azienda. Cerchiamo di contrastarla attraverso i controlli effettuati dai nostri ispettori di qualità, collaborando con le forze dell’ordine e con la tracciabilità del prodotto. Credo comunque che debellare la contraffazione sia impossibile».
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