Le Marche e la frutta
La particolare predisposizione della nostra regione, con colline e valli e un clima relativamente mite, consentono di coltivare ampi frutteti dove si trovano principalmente le pomacee (mele e pere) e le polpose (pesche, albicocche, prugne, ciliegie e susine). Dalle mele rosa di Montelabbate, alla pera angelica di Serrungarina, dalla amarena e la visciola di Cantiano (nella provincia di Pesaro), fino alle pesche della Valdaso (nel Fermano) con la famosa “persica” picena, decantata anche dai poeti romani come Orazio e Giovenale. Le aree maggiormente ricche di frutteti sono quelle delle valli del Metauro, dell’Esino, del Tronto e dell’Aso, oltre che gli spazi pianeggianti costieri.
Mele rosa e pesca di Montelabbate
Le mele rosa sono da sempre coltivate nelle Marche, tra i 450 e i 900 metri. La mela rosa è piccolina e non particolarmente appariscente e difficilmente riesce a competere con quelle più grandi e regolari, ma rimane un ottimo ingrediente per dolci. Le più famose sono quelle dei Sibillini, dove ne è stata ripresa ampia produzione, qualche anno fa, grazie al lavoro della Comunità montana dei Sibillini, che ha reintrodotto sul territorio gli ecotipi conservati nei centri di ricerca locali dall’Assam Regione Marche. Anche Elso Renzi, di Montelabbate, ha ripreso a coltivarle, insieme alle pesche: «I miei genitori erano mezzadri, ossia coltivavano il podere per conto del proprietario e dividevano l’utile al 58
Pesche e nettarine della Valdaso
Un altro dei principali punti di produzione delle pesche è sicuramente quello della Valdaso. La valle dove scorre il fiume Aso è un vero spettacolo di colori in primavera, quando i frutteti in fiore offrono una incredibile visione multicolore. Le colture principali sono quelle della pesca, dell’albicocca e della prugna.
La pera angelica di Serrungarina
Diceva l’antico detto “Al contadino non far sapere quant’è buono il formaggio con le pere”: le pere erano il dolce dei contadini e l’abbinamento con il formaggio è, da sempre, un ottimo binomio per un pasto sano e naturale, tanto che lo chef Massimo Biagiali de “Il Giardino” di San Lorenzo in Campo, ha persino ideato un gustosissimo raviolo alla crema di formaggio e pera. La pera angelica è il delicato, raro e pregiato frutto di Serrungarina, dove sono state mantenute piante di oltre 70 anni grazie alla cura degli agricoltori del posto. Le sue origini sono imprecisate: la prima citazione risale a Giorgio Gallesio (botanico che visse a cavallo tra il 1700 e il 1800) che la descrive come «una delle varietà più preziose del suolo italiano». Nel maggio 2001, è stata riconosciuta da un Dm come prodotto agroalimentare tradizionale.
Amarene e visciole
Un’altra chicca è l’amareno, o visciolo, che sembra sia stato importato da Lucullo: proviene dall’Armenia e dal Caucaso. Si tratta di una ciliegia selvatica, rosso scuro, che predilige terreni scoscesi e collinari. Si usa prevalentemente sotto spirito o nel tradizionale vino di visciole, per accompagnare i dessert al posto del vin santo. La visciola di Cantiano, che cresce spontanea ai piedi del Catria, è iscritta nell’elenco ufficiale dei prodotti agroalimentari tradizionali della Regione Marche, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale.