Santa Barbara non si ferma mai
Dopo il Bitter è l'anno del vermut

Santa Barbara non si ferma mai Dopo il Bitter è l'anno del vermut
di Andrea Fraboni
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Sabato 16 Dicembre 2017, 12:44
L’anno scorso sotto il vinoso albero della cantina Santa Barbara arrivò inaspettato il bitter. L’ennesimo colpo di genio dell’istrionico patron Stefano Antonucci che aveva voluto aggiungere al già sterminato elenco di bianchi, rossi, rosati, bollicine e grappe anche una bevanda studiata e realizzata grazie al meticoloso lavoro dell’alchimista Baldo Baldinini. Ma il 2017 è stato comunque un anno straordinario con una sfilza di premi che hanno esaltato le bottiglie di punta di Santa Barbara come il Mossone, il Pathos, il Maschio da Monte, il Tardivo ma non Tardo, il Verdicchio Riserva Stefano Antonucci e la “locomotiva” Le Vaglie.



Un successo annunciato
Il bitter, presentato con un packaging di classe, ha conquistato subito il mercato con numeri importanti: come aperitivo ma soprattutto come amaro a fine pasto, ha riscosso un successo inaspettato anche dagli stessi artefici dell’impresa. Certo Baldo Baldinini rappresenta una certezza nel settore: attraverso i suoi vermut e i suoi bitter riesce ad esprimere in forma d’arte la sua natura. Un’alchimia che nasce sulle morbide colline riminesi e si sparge un po’ ovunque. Un bitter davvero speciale con la base del Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Le Vaglie. È nato così un prodotto esclusivo, un bitter armonico che delizia il palato con la dolcezza e la morbidezza delle note amaricanti. «Siamo davvero molto soddisfatti - conferma Stefano Antonucci - il nostro bitter ci ha regalato un risultato che è andato oltre le nostre aspettative». I profumi del bitter sono ricchi, complessi, speziati con note delicatamente agrumate e un gusto morbido, rotondo, avvolgente. «Sono sempre alla ricerca di nuove emozioni - aveva detto lo scorso anno Antonucci - e questo bitter è per me emozione pura. Il Verdicchio Le Vaglie incontra con armonia aromi e spezie, con o senza ghiaccio e una scorza di arancio, è davvero sensazionale». Già da quelle parole era stato decretato il successo.



Le novità per il 2018
Restando in tema, il vulcanico Antonucci nei primi mesi del nuovo anno si appresta a lanciare il suo vermut. La definizione di legge classica parla come «il termine vermut sia riservato ad un prodotto ottenuto da vino di produzione nazionale addizionato di sostanze aromatiche e amaricanti permesse. La gradazione alcolica non deve essere inferiore al 15,5% in volume e il contenuto in zuccheri complessivi, espressi come zucchero invertito, non inferiore a 14 grammi per 100 ml...». Fondamentale la presenza dell’artemisia che andrà a fondersi con la base delle uve rosse: in ballo il Rosso Piceno, la Lacrima di Morro d’Alba o il Maschio da Monte. Ma la scelta finale, dalle parti di Santa Barbara, è per il momento secretata. Nemmeno la firma di Baldinini è sicura sul nuovo gioiello di Santa Barbara. In canna però c’è un altro colpo roboante sul fronte biologico. In arrivo il Back to basics rosso, con base Sangiovese Colleravara a macerazione carbonica. Un autentico fuoriclasse che si affiancherà all’altro Verdicchio biologico Back to basics: Daniele Rotatori, che lo ha curato come fosse un figlio, ha alleggerito la macerazione creando un vino più scorrevole e fruibile a un numero maggiore di consumatori. Un vino, come si dice, internazionale. Tant’è che l’ultima produzione parla di 7.000 bottiglie mentre per la new entry del rosso la quota sarà di 5.000 pezzi. «Le uve della campagna 2017 ci regaleranno degli ottimi vini - conferma ancora Antonucci - una piccola contrazione nelle quantità ma sul fronte qualitativo sarà un’annata importante, in particolare per i rossi. Il mondo del vino è in continua evoluzione e i vini marchigiani devono continuare a correre e alzare l’asticella della qualità, solo così sarà possibile conquistare nuove fasce di mercato, soprattutto all’estero». Grandi vini, un team che funziona e un “comandante” vincente. E Santa Barbara va sempre più forte.



Storia di un succeso
Stefano Antonucci, 64 anni, dopo un’esperienza da bancario, agli inizi degli anni ‘80 prende in mano la cantina Santa Barbara (sociale) che era gestita dal padre Nicola (detto Arnaldo) che faceva anche il fornaio. Adesso Santa Barbara vende un milione di bottiglie all’anno in tutto il mondo. Passione e competenza le parole chiave di questo successo.
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