L'ex generale Cristofori e l'agricoltura
sostenibile: Patasibilla, antro di bontà

L'ex generale Cristofori e l'agricoltura sostenibile: Patasibilla, antro di bontà
di Laura Ripani
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Sabato 8 Luglio 2017, 14:22
MONTEGALLO - Cincinnato ha la grinta di Alfredo Cristofori, generale in pensione della Guardia di finanza, tornato nella sua terra, Montegallo. Il console e due volte dittatore si ritirò a fare il contadino dopo le fatiche della vita pubblica, lui, invece, insieme a Giuseppe Antonini (presidenti rispettivamente della Srl e dell’associazione), ha creato Patasibilla, un brand «che vuole riportare la coltivazione delle patate sul territorio per dare una speranza ai giovani». Fare l’agricoltore, nell’accezione più alta di questa nobile attività, era, d’altra parte, una tradizione di famiglia.

Il reddito
«Qui sul nostro territorio - spiega Cristofori - tre erano le fonti di reddito quando partii: la patata, le castagne e la legna. Alle patate specialmente devo il mio grazie, però, perché integravano il reddito di mio padre. Annata buona, si potevano comprare i libri per andare a scuola». Ci sarebbe da spiegarlo ai ragazzi di oggi quanto sono fortunati. Gli stessi che Patasibilla non riesce a coinvolgere né a formare. «Avremmo bisogno di assumere due persone, ovviamente da avviare a questo lavoro, ma non riusciamo a trovarli. Sarebbe nostra intenzione investire su di loro, lasciargli un mestiere». Ma niente, nisba, non si trovano. Sul trattore, insomma, non ci vuole salire più nessuno. Oggi tutti professori, la dura vita dei campi non fa per chi magari sogna una vita dietro la scrivania con lo stipendio sicuro. Ma Patasibilla prosegue, magari forse perché la famosa profetessa, regina di questi antri, deve aver già vaticinato il successo delle vendite. L’attività non si è fermata, peraltro, neppure davanti al terremoto, figuriamoci se ora fa paura la penuria di personale.
«Siamo l’unica speranza da queste parti - ammette Cristofori - e se riusciremo a sfondare noi, qui ci sarà un futuro per i prossimi 50 anni. Altrimenti si può pure chiudere bottega». Patasibilla, infatti, si prefigge l’obiettivo di rafforzare il legame tra il territorio e il consumatore creando una nuova relazione tra mondo agricolo e mondo urbano, promuovere un rapporto diretto di conoscenza e di fiducia reciproca che affonda le sue radici nel senso di comunità che ha caratterizzato fin dai tempi remoti la vita nei borghi isolati delle montagne in cui sono localizzate le aziende che costituiscono la nostra associazione. «Sulla base di questi capisaldi - dicono dalla società agricola -, i produttori soci hanno concordato un manuale di autocontrollo impegnandosi a produrre nel rispetto dell’ambiente e avendo come obiettivo la produzione di prodotti di qualità consci che soltanto in questo modo è possibile competere con altre realtà produttive, avere un ruolo attivo nel sistema di produzione locale e creare nuove opportunità per il territorio. Ma non è certo facile».



La sostenibilità
Patasibilla è formata da un sodalizio di aziende agricole con sede nei Comuni di Montegallo, Montemonaco, e Comunanza. È formata, per ora da 9 soci ma si sta scatenando «una vera campagna acquisti e cessioni» sorride Antonini. Patasbilla, infatti, non è solo produttrice di patate bianche dei Monti Sibillini, patate a pasta gialla, patate rosse, patate viola, marroni ma anche di ceci, farro, lenticchie e un prodotto straordinario anche se ancora non troppo popolare, il topinambur.
Sulle buone intenzioni di Patasibilla si è però abbattuto il terremoto che ha spopolato - ci si augura temporaneamente - la zona montana. A farne le spese in primo luogo la sagra che ogni anno portava a Palmiano tanti gourmet. «Quest’anno, così come l’anno scorso non ci saremo - spiega Severina Lupi della Pro Loco -. Le case sono inagibili, ma la produzione va avanti e noi abbiamo in questo periodo partecipato a numerosi eventi, il prossimo sarà l’11 e il 12 agosto a Lido di Fermo, continuando a promuovere anche le nostre ricette». Perché le patate specialmente sono tra i prodotti più duttili in cucina e si prestano a tante gustose ricette. Un piccolo esercito di 80 persone le prepara, con una certa creatività.

Lo gnocco
Gnocco che passione, verrebbe da dire. «La patata bianca - aggiunge Lupi - si sposa perfettamente con altre eccellenze locali come i funghi e i tartufi con i quali prepariamo i sughi più apprezzati. A Fritto Misto, ad Ascoli, però abbiamo portato due nuove ricette, lo gnocco ripieno di caciotta e ciauscolo - o salame - come piatto salato o farcita al cioccolato. In poche ore avevamo terminato tutte le scorte e abbiamo dovuto fare una seconda infornata». Per non parlare delle ciambelline dolci di patate, uno sfizio che val la pena provare. Resta il fatto che la montagna ancora una volta dimostra tutta la sua capacità di ergersi contro ogni calamità con la capacità di reagire. Guidata dal suo generale che suona la carica. E sotto la protezione della Sibilla. Anzi, della Pata-Sibilla.



Gnocco fritto ripieno salato
Ingredienti per 4 persone:  250 grammi di patate bianche dei Monti Sibillini,450 grammi di farina, 100 ml di latte, 1 uovo, mezzo cubetto lievito di birra sale q.b. Per il ripieno: 400 grammi di ciauscolo (o salsiccia fresca) e 300 di caciotta fresca.
Preparazione. Lessiamo le patate e le sbucciamo quindi le schiacciamo. Facciamo una fontana con la farina, mettiamo al centro le patate, uova, il lievito sciolto nel latte e impastiamo. Creiamo un composto non troppo asciutto. Lo lasciamo lievitare almeno due ore. Quindi stendiamo con il mattarello, formiamo alcune lunghe strisce e inseriamo la caciotta tagliata a bastoncino e un bastoncino di ciauscolo. Lo richiudiamo e tagliamo leggermente in maniera trasversale. Aspettiamo un’altra ora ché lieviti quindi friggiamo a fuoco vivo.
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